Soccorsi in ritardo, indagati due infermieri
TRIESTE La Procura di Trieste ha aperto un’indagine per omicidio colposo su due infermieri della Centrale operativa di Palmanova, il quartier generale che gestisce le emergenze in tutto il Fvg. L’inchiesta fa riferimento al decesso del cinquantaseienne Roberto Pantaleo, morto a Trieste per un malore, in pieno centro, nel pomeriggio dell’8 maggio dell’anno scorso. L’uomo si è accasciato improvvisamente per strada, in piazza Vittorio Veneto lato via Galatti, a pochi passi dal palazzo dell’ex Provincia. Il cinquantaseienne è stato stroncato da un arresto cardiaco. È stato il barista di un locale accanto a contattare il 118. La chiamata, nel nuovo sistema regionale dell’emergenza, prevede l’inoltro automatico al 112. Cioè la Centrale di Palmanova.
La Procura contesta le tempistiche di intervento dei soccorritori; ma non la prontezza dell’ambulanza, bensì le presunte lungaggini di chi ha risposto alla chiamata di aiuto. Il procedimento giudiziario è scattato da un esposto alla Procura avanzato dalla famiglia della vittima, tutelata dall’avvocato Paolo Pacileo. La salma è stata riesumata per gli accertamenti disposti dal pm che indaga sulla vicenda, Matteo Tripani. Dell’episodio si è comunque occupato anche il medico incaricato dalla famiglia, Alessandro Peretti.
I due infermieri indagati sono originari di Gorizia e di Ronchi dei Legionari. Stando alle ricostruzioni, i soccorsi sarebbero sopraggiunti in piazza Vittorio Veneto ben quattordici minuti dopo l’allerta da Trieste; e il grosso del ritardo andrebbe attribuito ai dipendenti in servizio a Palmanova. Anche perché il 118 di Trieste, che in quel momento poteva contare su un’ambulanza posizionata a poca distanza da piazza Vittorio Veneto (in zona piazza Garibaldi) si è attivato immediatamente, non appena pervenuta la segnalazione dalla “base” di Palmanova: il mezzo di soccorso è arrivato in meno di tre minuti
. Il problema - i rimanenti 11 minuti - risiede quindi a monte, vale a dire la centrale che smista le chiamate. Di mezzo ci sono due passaggi: il centralinista del 112 che filtra la chiamata (inoltrata automaticamente dal 118) e che la gira a sua volta al personale sanitario. Cioè l’infermiere. Cosa è successo? Perché non è partita subito un’ambulanza per il signor Pantaleo? Non è stata forse colta fino in fondo la gravità della situazione? L’operatore avrebbe perso del tempo prezioso con una serie di domande evidentemente inutili o comunque di troppo rispetto a quelle necessarie per inquadrare adeguatamente la situazione.
Ma c’è un ulteriore elemento che va a corroborare questa ricostruzione: alla prima chiamata di soccorso, ne sarebbe seguita una seconda effettuata sempre dal barista del locale. A questa telefonata (dopo l’inoltro dal 112 al 118) ha risposto un altro infermiere. Che avrebbe indugiato a sua volta, prolungando inutilmente l’attesa. La somma delle due circostanze avrebbe determinato le lungaggini. Un approccio più solerte avrebbe potuto evitare la morte del cinquantaseienne? Sarà l’indagine ad appurarlo.
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