Slovenia verso il “sì” ai matrimoni gay
TRIESTE. Se ne parla da tempo, con polemiche e contro polemiche, ma adesso siamo arrivati alla prova dei fatti, o meglio, dei voti in Parlamento. Parlamento che questa settimana, alla fine della sessione di febbraio esamineranno la proposta di legge della Sinistra unita (Zl) di cambiare il diritto di famiglia nel Paese riscrivendo la legge laddove si dice che il matrimonio è costituito dall’unione di un uomo con una donna. Ebbene, in base agli emendamenti previsti, l’unione riconosciuta dalla legge sarebbe costituita da una coppia a prescindere dal sesso. Quindi piena tutela legale alle unioni di fatto che avrebbero così piena tutela sul piano del diritto, su quello economico e sociale.
Quali sono le forze in Parlamento? Oltre alla Sinistra unita sono intenzionati a votare a favore della riforma anche i deputati del partito di maggioranza relativa, ossia la Smc del premier Miro Cerar, i deputati del partito della ex premier Alenka Bratušek (ZaAB) ma anche i socialdemocratici (Sd) mentre nel Partito dei pensionati (Desus) sostengono che all’interno del partito non c’è una posizione unitaria in merito per cui ciascun deputato sarà lasciato libero di esprimersi secondo coscienza.
Sul fronte del “no” alla riforma si sono schierati invece i deputati del Partito democratico (Sds) di Janez Janša e Nuova Slovenia (Nsi) che va giù pesante. La sua presidente del Comitato cultura del partito, Irena Vadnjal ha scritto sulla pagina web della Nsi che «così facendo legalizzeremo la poligamia... e poi dovremo permettere anche il matrimonio tra uomini e bestie visto che anche questo tipo di “coabitazione” è già presente nella nostra società. Gli omosessuali - prosegue - vogliono che il loro modo di vivere diventi quello di tutti», finendo con citazioni delle sacre scritture.
Alla fine di febbraio si è già costituita una sorta di alleanza dal nome simbolico “Per i bambini”. Al vertice ci sono Metko Zevnik dell’Associazione vecchi genitori della Slovenia e Aleš Primc dell’Iniziativa civile per la famiglia. Prima mossa è la manifestazione che si svolgerà martedì prossimo davanti al Parlamento e denominata “Giorno dell’amore”. Ai partecipanti è stato detto di portare con sè le bandiere, le fisarmoniche e la buona volontà. Chiara la contrarietà, ovviamente, della Chiesa cattolica slovena.
Se la riforma del diritto di famiglia dovesse andare in porto è già pronta la macchina per un referendum abrogativo. Ricordiamo che in base alle nuove norme che regolano le consultazioni popolari le stesse sono valide se ai seggi si reca almeno un quinto degli aventi diritto al voto e se si raggiunge la maggioranza dei consensi. Per vincere la referendum servono dunque 340mila consensi. E la propaganda è già iniziata.
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