Slovenia, una barriera ai confini con la Croazia

Lubiana valuta l’ipotesi: «Niente muri come in Ungheria, ma flussi da incanalare se Zagabria violerà ancora gli accordi». Ai valichi 650 soldati per gestire gli arrivi
Tantissimi bambini tra i profughi al confine tra Slovenia e Austria
Tantissimi bambini tra i profughi al confine tra Slovenia e Austria

ZAGABRIA. «La costruzione di una barriera con la Croazia è una delle ipotesi possibili, non perché siamo in un clima di guerra ma per evitare che ci sia una dispersione del flusso attraverso passaggi di frontiera altrimenti non protetti». Il segretario di Stato al ministero dell’Interno sloveno, Boštjan Šefic, ha confermato ieri che Lubiana non esclude di innalzare a sua volta un muro con la Croazia, nel caso in cui il vertice previsto domenica a Bruxelles «dovesse fallire» e «se Zagabria continuasse a violare gli accordi» facendo passare lungo più punti un numero di persone superiore a quello - secondo Lubiana - concordato.

E di «ostacoli tecnici» per gestire al meglio il flusso migratorio ha parlato ieri sera lo stesso premier sloveno Miro Cerar. Negli ultimi giorni, del resto, gli «accordi» con la Slovenia sono l’ultima cosa cui hanno pensato le autorità croate. Nella sola mattinata di ieri seimila persone sono arrivate al confine sloveno. Oltre 50mila gli ingressi da sabato scorso. Anni luce dal limite giornaliero di 2.500 persone voluto da Lubiana.

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È emergenza continua. La Slovenia ha dispiegato ai propri confini 650 soldati in supporto alle forze dell'ordine per logistica, sorveglianza e trasporto, tanto da rimandare il previsto invio di 200 soldati nella missione Nato in Kosovo. Tutte le forze di polizia sono impegnate nella gestione dei migranti: è stato anche cancellato il derby calcistico tra l'Olimpia di Lubiana e la Maribor. Lubiana inoltre ha allertato i poliziotti in pensione: il Consiglio dei ministri ha approvato una proposta di emendamento alla legge sull'organizzazione della polizia, per assicurare presenza maggiore di agenti nei posti chiave.

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Come a Brežice, vicino alla Croazia, dove il centro di transito riceve un flusso continuo dalla città frontaliera di Rigonce (ieri in visita ci è andato lo stesso premier Cerar); o come a Šentilj, ultima tappa slovena prima dell’ingresso in Austria. Le località interessate dalla presenza di migranti e rifugiati aumentano però ogni giorno, poiché la Croazia secondo Lubiana, si ostina ad accompagnare le persone in transito in nuovi punti della frontiera comune.

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Rifugiati alla frontiera fra Slovenia e Austria

La mancanza di cooperazione con le autorità croate ha portato ieri anche all’arrivo al confine di una donna incinta di nove mesi, che dopo essere entrata in Slovenia «è stata immediatamente portata all’ospedale di Ptuj, dove ha partorito», ha precisato Šefic.

Attraverso la Slovenia, il flusso prosegue per il momento in modo fluido verso Nord: da sabato circa 30mila persone hanno fatto il loro ingresso in Austria. Dalla Croazia tuttavia il numero di migranti in arrivo potrebbe presto subire un’ulteriore accelerazione. Zagabria ha infatti annunciato di aver concordato con il governo di Belgrado il trasporto dei rifugiati direttamente da Šid (alla frontiera serbo-croata) alla città meridionale di Slavonski Brod, dove un centro di accoglienza invernale sarà inaugurato a breve. Il primo punto di ricezione in Croazia si sposta quindi di circa 150 km più ad ovest, sulla strada verso Lubiana.

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