Slovenia, si allarga la protesta delle bici
LUBIANA Niente da fare, neppure il ritiro dello stato di emergenza da parte del governo sloveno di centrodestra guidato da Janez Janša (destra populista) che ha di fatto cancellato il lockdown per la pandemia di coronavirus, esaurisce la forza della protesta delle biciclette, che anzi crea nuovi proseliti in tutto il Paese. Nata per protestare contro la svolta autoritaria dell’esecutivo che, secondo i manifestanti, avrebbe approfittato della situazione di emergenza determinata dalla pandemia per varare regole antidemocratiche, anticostituzionali, ma soprattutto assumendo atteggiamenti che violavano lo stato di diritto, la rivolta delle biciclette si è trasformata in una vera e propria protesta di massa contro il governo Janša assumendo, a giudicare dagli striscioni esibiti l’altra sera durante la sfilata lungo le strade di Lubiana, anche motivazioni ambientaliste.
Prima del silenzioso e serale sfilare delle biciclette, fatta eccezione per il trillio dei campanelli e della solita tromba da stadio (immancabile), un gruppo di bikers nelle loro tute di pelle, le bandane e gli stivaloni con le loro Harley si sono fermati in una via laterale nei pressi della sede del governo sloveno e hanno indossato ciascuno un giubbotto fosforescente giallo recante sul dorso una lettera dell’alfabeto. Si sono messi in fila in modo da formare con le proprie schiene la scritta: «Grazie al governo». Non ci sono stati problemi sotto l’occhio vigile dei poliziotti già pronti per controllare la manifestazione serale delle biciclette.
Davanti alla quarta protesta antigovernativa consecutiva su due ruote (senza motore), una recinzione attorno al Parlamento ha atteso i residenti della capitale già dalla mattinata. Questa volta, la polizia l'ha sistemata nel corso della notte. Al mattino, diverse persone si sono radunate in Piazza della Repubblica, e hanno disegnato con il gesso bianco la scritta: «La nostra proprietà» a voler rivendicare che la piazza appartiene al popolo. Dopo la consueta biciclettata lungo le principali strade di Lubiana, salutata dalla gente affacciata ai balconi dove è spuntato anche qualche lenzuolo bianco con scritte contro il governo dal chiaro sapore anarchico, la manifestazione si è radunata ai margini della transennata piazza della Repubblica dove si sono svolti brevi comizi e si sono sentiti slogan contro il premier Janša e l’esecutivo in carica.
Questa volta alla protesta si sono uniti anche i giovani per la giustizia climatica, accusando il ministero dell'Ambiente e il responsabile del dicastero Andrej Vizjak di «aprire le porte alle lobby e agli interessi di capitale privato a spese della distruzione della natura e della salvaguardia di un ambiente di vita sano per le generazioni presenti e future». In tutto più di diecimila persone per gli organizzatori, non più di cinquemila secondo la polizia della capitale.
Le proteste hanno avuto luogo anche in diverse altre città slovene. A Maribor la protesta è iniziata con un cerchio attorno al monumento alla guerra di liberazione nazionale su piazza della Libertà. Secondo le stime iniziali, quasi 700 ciclisti si sono radunati in seguito per la pedalata di protesta. Proteste che hanno avuto luogo anche a Nova Gorica, Capodistria, Celje, Kranj, Pirano e Kamnik.
Il premier Janša si è fatto sentire ancora una volta su Twitter dove ha scritto: «Organizzare eventi di massa durante misure epidemiologiche è illegale e criminale», ha scritto il primo ministro. Ricordiamo che in Slovenia sono vietati ancora i raduni con più di 50 persone in luoghi pubblici. —
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