Slovenia, scandalo appalti sui respiratori: bufera nel governo, si dimette il ministro

Perquisita la casa del titolare dell’Economia. Il collega dell’Interno rimette il mandato per protesta: nessuno mi ha avvisato

ZAGABRIA La pandemia di Covid-19 miete la sue prime vittime illustri in Slovenia. Non dal punto di vista epidemico, ma politico. Il ministro degli Interni Aleš Hojs e il direttore generale della polizia Anton Travner hanno rassegnato le dimissioni a causa della perquisizione domiciliare da parte degli agenti del gruppo investigativo nell’abitazione del ministro dell’Economia Zdravko Počivalšek relativo alle indagini sulle accuse di corruzione e abuso d’ufficio nei bandi di acquisizione di mascherine e di respiratori clinici agli inizi dell’epidemia in Slovenia.

Inchiesta sui respiratori, si dimette il ministro dell'Interno sloveno
Il ministro degli interni sloveno Ales Hojs


Hojs ha affermato di non essere stato informato in anticipo delle perquisizioni domiciliari scattate ieri mattina relative, come detto, all'acquisto di attrezzature mediche. Solo alle 8 di ieri mattina è stato informato dal vicedirettore generale della polizia che l'ufficio investigativo nazionale (Npu) stava effettuando perquisizioni in case di diverse persone, tra cui quella del ministro Počivalšek. Un'ora dopo, ha anche ricevuto una notifica che il ministro era stato preso in custodia durante la perquisizione in casa. Hojs ritiene che gli eventi di ieri siano un lavoro motivato politicamente, che siano procedure politiche e, a questo proposito, accetta «la responsabilità politica perché questa ricade sul ministro». Ha quindi inviato le sue dimissioni al premier Janez Janša che le ha accettate. «Troverai difficile convincermi che non si tratta di un’azione della polizia politica, quella che non è al servizio dei cittadini, ma al servizio dello Stato profondo», ha aggiunto. Inevitabile che le opposizioni abbiano immediatamente chiesto le dimissioni dell’intero esecutivo.

Dal punto di vista medico, invece, nelle ultime 24 ore in Slovenia sono stati stati eseguiti 1.085 test per il coronavirus e 15 persone sono risultate positive. Sette positivi anche tra i medici dell’unità pre-ospedaliera del nosocomio “Adolf Drolec” di Maribor. Tre di essi hanno lavorato al pronto soccorso del Centro clinico universitario del capoluogo stiriano. Assieme a questi dati, ieri, il portavoce del governo sloveno Jelko Kacin ha annunciato che la Slovenia non collocherà la Croazia nella “zona rossa” per l’epidemia da coronavirus. Dunque la Croazia resta nella casella verde e non scatta alcun provvedimento restrittivo. A dirimere la questione è stata la telefonata tra il premier sloveno Janez Janša e quello croato Andrej Plenković il quale si è impegnato a chiudere le discoteche e i locali notturni bloccando anche il grande raduno di giovani a Zrće sull’isola di Pago. Tuttavia, Kacin ha detto ai turisti sloveni che soggiornano in Croazia di stare attenti e di non andare a feste di massa e quindi correre inutili rischi, e ha ribadito che Lubiana continuerà a monitorare attentamente la situazione epidemiologica in Croazia. Il fatto che la decisione di non aprire Zrće fosse cruciale in modo che il governo sloveno non collocasse la Croazia nella "zona rossa" è dimostrato anche dal Tweet del premier sloveno Janša dove accoglie il tutto con un significativo pollice alto. La soglia slovena per il passaggio dalla zona verde a quella rossa è di 10 infetti per 10 mila abitanti. Kacin ha anche affermato che, secondo le stime slovene, in Croazia ci sono 11,6 persone infette ogni 10.000 abitanti, ma che la Slovenia offre alla Croazia la possibilità di ridurre il numero di persone infette. La decisione di mantenere la Croazia nella lista verde slovena è innanzitutto importante per i cittadini croati. Vale a dire, nel caso in cui la Croazia fosse nella lista rossa, tutti i suoi cittadini dovrebbero entrare in quarantena di 14 giorni dopo l'ingresso in Slovenia, mentre i cittadini sloveni non dovrebbero fare altrettanto. Nelle ultime 24 ore in Croazia ci sono stati 52 nuovi contagi. Sono ricoverate attualmente 75 persone di cui due in terapia intensiva. Ben 4 mila sono le quarantene attive.

Ieri sera c’è stata la conferma da parte del ministero degli Interni della Croazia che il regime di frontiera nei confronti dei cittadini italiani non cambia. Chi dal Friuli Venezia Giulia, in primis da Trieste e dall’Isontino, volesse recarsi sulla costa istriana per andare al mare in giornata non c’è nessuna novità. Per adesso serve sempre avere una prenotazione alberghiera confermata o un posto barca in Croazia, ma va bene anche una motivata visita parenti. Peccato davvero visto che l’Istria viaggia da tempo a contagi zero o quasi ed è forse la regione più sicura della Croazia. —

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