Slovenia, record di vittime in 24 ore. Ma il commercio chiede di riaprire

LUBIANA La pandemia da Covid-19 sta riducendo la Slovenia allo stremo delle forze. Il sistema sanitario regge sempre più a fatica l’urto dei nuovi ricoveri e a soffrirne sono soprattutto le terapie intensive. Purtroppo c’è da registrare anche il triste primato di morti registrato ieri, 61 in 24 ore, numero mai così alto dall’inizio dell’epidemia nella primavera scorsa. Del resto i numeri sono impietosi. I nuovi contagi sono 1.784 su 6.853 tamponi effettuati, il che significa che il 26,3% dei testati è risultato positivo al Covid-19. Complessivamente i ricoverati sono 1.284 e 197 sono in terapia intensiva.
Intanto, su un altro versante vista la conferma del lockdown e la malaparata che si preannuncia per il prossimo Natale, i commercianti della Slovenia chiedono ancora una volta che il governo consenta l'apertura immediata dei negozi. La categoria vuole concordare su questo tema una riunione di emergenza con il premier e il ministro dell'Economia. Sostengono che i negozi non sono focolai di infezione e avvertono che l’attività commerciale rischia di uscirne a pezzi. La Camera di commercio della Slovenia (Tzs) si chiede perché il governo stia deliberatamente distruggendo l'attività commerciale, fondamentale per rafforzare i consumi e la crescita economica del Paese. «Fino a poco tempo, avevamo l'1,9% di commessi contagiati nei negozi. Oggi, quella percentuale è scesa a 1,4», spiega a Tv Slovenia la direttrice della Tzs, Mariča Lah. «Penso che questa sia una prova abbastanza solida che il negozio non è una fonte di contagio», precisa. Allo stesso tempo, Lah richiama l'attenzione sul grande danno economico subito dai commercianti. «Solo a novembre - spiega - abbiamo perso mezzo miliardo di euro di entrate, con l'80% dei negozi chiusi. Sfortunatamente, quest'anno 10.000 persone che lavorano nel settore sono disoccupate».
Da rilevare anche che i sindacati hanno rivolto alla Corte costituzionale una richiesta di revisione delle disposizioni legali che impediscono agli operatori sanitari di far valere le proprie rivendicazioni ricorrendo al diritto di sciopero come ultima risorsa. Per le parti sociali non c'è dubbio che l'epidemia in qualche misura giustifica l'adozione di misure che violano i diritti di individui o gruppi di individui. Nonostante ciò, devono essere tutte adottate in conformità con la Costituzione, proporzionate e necessarie, non devono essere arbitrarie e non devono comportare disparità di trattamento.
Se brutta è la situazione epidemiologica in Slovenia, quella in Croazia è catastrofica. Ieri i nuovi contagi sono stati 3.955 a fronte di 10.626 tamponi effettuati. È quindi risultato positivo il 37,2% di chi è stato sottoposto al test, percentuale questa che, come confermato anche dal Quartier generale della Protezione civile di Zagabria, pone la Croazia in Europa dietro solo a Bulgaria e Polonia. Il tasso di mortalità (68 i deceduti ieri) è di 470 per milione di abitanti che colloca il Paese della scacchiera al 14° posto tra gli Stati ’Ue. E come gli altri Paesi comunitari anche la Croazia ha fatto i propri ordinativi di vaccino anti Covid. Ha chiesto 5.600.000 dosi alla Astra Zeneca la quale, per ora, ne ha garantite solo 2.705.000.
Per sollecitare la vaccinazione di massa il presidente Zoran Milanović ha annunciato che lui si farà vaccinare pubblicamente così da dare l’esempio. A partire da oggi in Croazia chi non indosserà la mascherina o lo farà in modo errato dovrà pagare una sanzione di 500 kune, pari a circa 66 euro. —
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