Slovenia, oltre 11mila rifugiati ammassati nei centri di accoglienza FOTO E VIDEO

LUBIANA. Migranti, resta difficile la situazione in Slovenia: in 11.035 sono ospitati presenti nei centri di accoglienza e nei centri di permanenza temporanea. Il segretario di Stato sloveno agli Interni Bostjan Sefic ha rimarcato durante una conferenza stampa che "la Slovenia è ormai al limite delle capacità ricettive", esprimendo forte preoccupazione per l'evolversi dell'ondata migratoria. Sefic ha specificato inoltre che Lubiana intende individuare quanto prima un nuovo punto di passaggio per i profughi sul confine tra la Slovenia e l'Austria.
In questa fase il Friuli Venezia Giulia appare solo sfiorato dal flusso di migranti, che si svolge, blindato dalle autorità, nella parte orientale della Slovenia, lungo l'asse Sud-Nord tra Croazia e Austria, interessando soprattuto il Land austriaco della Stiria, mentre la Carinzia non ne risente direttamente. Per capire se questa situazione cambierà e se la dotta si sposterà bruscamente verso Ovest c'è da capire quali saranno le intenzioni del governo di Vienna.

Gruppi di migranti e profughi ammassati al confine fra Croazia e Slovenia hanno dato fuoco, come azione di protesta, ad alcune tende del centro di raccolta del paesino sloveno di Brezice nelle quali hanno passato la notte in attesa di poter attraversare la frontiera e poter proseguire il cammino verso Austria e Germania.
Per spegnere le fiamme sono intervenuti gli idranti della polizia slovena in assetto antisommossa, schierata in forze sul confine. In precedenza i migranti avevano inscenato l'ennesima manifestazione a ridosso della rete di recinzione scandendo a lungo "Open, Open" nei confronti della polizia. Nel campo di Brezice, a ridosso con il confine croato, da stanotte, in base ai nuovi poteri votati dal Parlamento di Lubiana, è stato schierato anche l'esercito.
Tensioni tra i profughi anche nel centro di permanenza temporanea di Sentilj, poco a Nord di Maribor, dove gran parte dei 2.700 disperati che vi erano ospitati ha sfondato il cordone della polizia e ha preso a piedi la via dell'Austria.
Intanto il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha convocato per domenica 25 una riunione d’emergenza di diversi leader di Ue e dei Balcani per discutere della crisi migratoria che sta colpendo i Paesi dei Balcani: invitati capi di Stato o di governo di Austria, Bulgaria, Croazia, Macedonia, Germania, Grecia, Ungheria, Romania, Serbia e Slovenia. In vista del vertice, giovedì 22 sarà a Lubiana il commissario europeo all' immigrazione Dimitris Avramopoulos.

La difficile situazione migratoria sta facendo salire la tensione fra Croazia e Slovenia. La cooperazione con Zagabria sulla gestione della crisi dei migranti a livello operativo non è affatto buona, mentre è ottima quella con l'Austria: questo quanto affermato dal primo ministro sloveno, Miro Cerar, in un'intervista al quotidiano tedesco Die Welt.
Cerar accusa la Croazia di non rispettare il limite di 2.500 migranti al giorno, che sarebbe stato concordato tra i due governi. Il premier sloveno afferma di essere in costante contatto con il primo ministro croato, Zoran Milanovic, sottolineando però che a livello operativo non c'è comunicazione e cooperazione. «Da un Paese dell'Ue mi sarei aspettato un comportamento diverso».
La replica arriva da Zagabria con il ministro degli Interni croato, Ranko Ostojić, secondo il quale «non c'è nessuna valida ragione perché la Slovenia imponga limiti giornalieri dato che simili limiti non ci sono né in Austria né in Germania e i confini sono aperti». Secondo Ostojić il problema viene generato in Slovenia che ha deciso di applicare il metodo della «registrazione lenta» dei migranti, «che non serve, dato che già non viene applicata in Grecia, punto di ingresso nella zona Schengen». «La procedura dovrebbe essere veloce, come quella in vigore in Croazia», conclude.
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