Slovenia, nuovo record di vittime: tasso di mortalità Covid fra i più alti in Ue
In 24 ore registrati 40 decessi Oms: peggio solo Belgio e Cechia. Governo, un miliardo nel sesto pacchetto di aiuti all’economia

epa08271126 Exterior view on the hospital and clinic for infections in Ljubljana, Slovenia, 05 March 2020. Slovenian authorities confirmed on 04 March late at night a first patient with milder symptoms of Covid-19. The patient is reprtedly in an isolation unit under quarantine. The patient came from Marocco via Italy, reports said. EPA/IGOR KUPLJENIK
LUBIANA Contagi alle stelle, ospedali sovraffollati sempre più in affanno e, dopo la ripresina estiva, economia di nuovo in sofferenza, per il cui parziale ristoro è pronto un nuovo pacchetto governativo da un miliardo di euro. Sono i contorni della “tempesta perfetta” che sta flagellando da metà ottobre l’area tra Lubiana e Maribor a causa della recrudescenza dell’epidemia. Ma c’è ora anche un nuovo dato, che ben illustra quanto grave sia la situazione in Slovenia. Slovenia che nelle ultime due settimane – e in particolare nell’ultima – ha scalato infatti in Europa la poco appetibile classifica dei decessi per Covid in rapporto alla popolazione.
È quanto ha segnalato l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che ha indicato proprio nella vicina Repubblica il Paese con «il tasso più alto di mortalità pro capite» a causa del Covid nell’ultima settimana, seconda solo a Belgio e Repubblica Ceca. Stime, quelle dell’Oms, corroborate dalle cifre raccolte dallo European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc).
Negli ultimi 14 giorni, ha scritto l’agenzia Ue, Lubiana – in termini di mortalità per virus - nell’Unione europea ha fatto peggio solo di Praga (26,2 morti per 100mila), Bruxelles (20,5) e Budapest (11,4). Con oltre 200 decessi nelle ultime due settimane, la Slovenia ha infatti toccato quota 10,5 morti per centomila abitanti, superando anche Francia e Polonia (9,9) e la stessa Italia, ben distanziata con 7,6 decessi per centomila. In crescita nelle ultime due settimane anche i morti in Croazia (ora a 9,6 per centomila).
E difficilmente la Slovenia scenderà nella triste classifica. Ieri i decessi confermati dalle autorità sono stati 40 - si tratta del record da inizio epidemia - mentre i contagi hanno segnato una ripresa risalendo a 2.217, il terzo dato più alto da inizio epidemia.
Ancora in crescita gli ospedalizzati, ora 1.200, mentre in intensiva sono accolti 202 pazienti e nelle case di riposo il virus continua a diffondersi. Numeri che hanno spinto il ministro della Salute sloveno, Tomaz Gantar, a riproporre ieri su Twitter l’idea di un lockdown generale, per almeno due settimane. «La percentuale dei positivi sui tamponi è stata del 29,5%, chi ancora dubita dell’utilità di rafforzare le misure» restrittive? «Parliamo della salute» della popolazione, ha twittato il ministro.
Difficile prevedere tuttavia, per ora, un imminente lockdown severo, anche se di ciò si discuterà oggi nel Consiglio dei ministri, che dovrebbe però solo prolungare le misure già in vigore da metà ottobre, inclusa la Dad a scuola. Dopo il niet di martedì del ministro dell’Economia, Zdravko Pocivalsek, ieri anche il portavoce del governo, Jelko Kacin, ha preferito puntare l’accento sulla «riduzione dell’indice di riproduzione R», un aspetto «incoraggiante». Nelle intenzioni dell’esecutivo, a incoraggiare famiglie, economia e aziende dovrebbe essere anche il sesto pacchetto di aiuti approvato dal governo, “pesante” circa un miliardo di euro, pensato per salvare posti di lavoro e imprese dall’impatto della seconda ondata.
Come in Slovenia, pure nella vicina Croazia si continua a escludere – e seccamente – l’ipotesi lockdown, ma anche quella di un coprifuoco notturno, malgrado un nuovo deciso balzo delle positività registrate ieri. Che sono state ben 2.597 nelle ultime 24 ore, i decessi 28, in leggero calo rispetto ai numeri dei giorni scorsi. Numeri che fanno intuire una costante e forse aumentata «pressione» sugli ospedali – dove i ricoverati sono oltre 1.500 - ha anticipato ieri il direttore dell’ospedale Dubrava, Ivica Lukic. Che ha parlato di un’emergenza che non finirà nei prossimi due mesi. —
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