Slovenia, nel golfo di Pirano è “battaglia navale” sugli sconfinamenti
LUBIANA. Croazia batte Slovenia tre a due. Non è una partita di calcio, ma il triste e preoccupante calcolo delle situazioni conflittuali che sono state registrate nel Golfo di Pirano dopo la sentenza della Corte arbitrale dell’Aja sui confini marittimi e terrestri tra i due Paesi ex jugoslavi.
La polizia slovena, infatti, parla di due incidenti nel Golfo di Pirano, mentre il ministero degli Interni croato sostiene che gli incidenti sono stati tre. Numeri a parte, quanto sta avvenendo dimostra come la situazione dopo l’arbitrato internazionale disconosciuto da Zagabria per i noti motivi della spy story che ne ha caratterizzato i lavori (fuga di notizie slovena sull’esito del processo) rischia di diventare esplosiva.
Pensare a uno scontro armato tra due Paesi dell’Unione europea e della Nato, Slovenia e Croazia per l’appunto, supera qualsiasi trama fantascientifica, quindi, coloro i quali rischiano di pagare lo scotto dello scontro diplomatico e, a questo punto, giuridico internazionale, sono, come al solito, i più deboli, quei pescatori che ogni giorno mettono in gioco la loro pagnotta affidandola all e buone sorti delle loro reti o delle loro lenze.
Ma c’è di più. Proprio questa categoria sociale rischia di essere manipolata dall’alto per andare a cercare lo scontro, per provocare. Con buona pace della presidente della Croazia, Kolinda Grabar Kitarović la quale ha fatto appello all a moderazione soprattutto nei confronti di quelle «teste calde» che cercano di fomentare lo scontro, quando lo scontro stesso potrebbe essere sfruttato da Lubiana? Da Zagabria?, comunque per cercare di definire una questione che il diritto internazionale ha definito, ma che definita non è.
Tornando alla cronaca, dunque, quella che può influenzare scelte, scontri o accordi tra le diplomazie, esaminiamo la situazione nel Golfo di Pirano dal punto di vista sloveno e, poi, da quello croato (la scelta è puramente casuale ndr.).
La polizia marittima slovena ha comunicato che sabato mattina una barca croata ha violato le acque territoriali della Slovenia per motivi di pesca. Gli agenti marittimi sloveni hanno avvicinato il natante avvisandolo che stava operando in acque territoriali della Slovenia.
Nel frattempo due unità della guardia costiera croata hanno affiancato la barca e si sono “beccate” lo stesso avviso da parte dell’unità di polizia slovena.
Tutte e tre hanno invertito la rotta e si sono dirette verso Salvore. Stesso “canovaccio” anche nel pomeriggio di sabato quando, sempre secondo il comunicato della polizia slovena, un’altra barca da pesca ha violato le acque territoriali slovene affiancata da un’unità della guardia costiera croata. E il tutto si è risolto come in precedenza.
Ma ecco la versione croata di quello stesso sabato. Il ministero degli Interni di Zagabria ha ufficialmente comunicato che in quella giornata per ben tre volte un’unità navale della polizia della Slovenia ha superato la linea mediana del Golfo di Pirano «violando così la linea mediana del Golfo che costituisce il confine di Stato».
In tutti e tre gli episodi, secondo il ministero degli Interni di Zagabria, i poliziotti croati hanno avvisato i “colleghi” sloveni dello sconfinamento, “colleghi” sloveni che non avrebbero obiettato nulla in contrario facendo fare una virata ai propri natanti verso Pirano.
Chi ha ragione? Allo stato delle cose entrambi. Perché Lubiana ritiene, dopo la sentenza arbitrale della Corte internazionale dell’Aja, di avere la sovranità sui due terzi del Golfo di Pirano, mentre per Zagabria la sentenza non ha valore alcuno quindi continua a rimanere in vigore quale confine marittimo con la Slovenia la linea mediana del Golfo di Pirano.
Vista dagli occhi di qualsiasi osservatore occidentale (ma anche orientale) la questione appare veramente surreale. La Slovenia ha ottenuto, come del resto il diritto lo prevede, l’accesso alle acque internazionali, mentre quel terzo del Golfo di Pirano “sottratto” dopo la sentenza dell’Aja, alla Croazia non è che rappresenti il punto più pescoso del Mediterraneo. Purtroppo è solo questione di nazionalismo, nazionalismo “deviato” per scopi di politica interna, dall’una e dall’altra parte. Chi ci rimette? I poveri pescatori.
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