Slovenia, mezzo miliardo di debiti per Tuš
LUBIANA. Altro duro colpo alla grande distribuzione in Slovenia. Dopo l’acquisto del gruppo Mercator da parte dell’imprenditore croato Ivica Todoric, stavolta a finire nell’occhio del ciclone è il gruppo Tuš, ma non perché sta per essere acquisito da qualche multinazionale, bensì per la sua pessima situazione economica. Il gruppo, infatti, di proprietà di Mirko Tuš, ha un debito di 400 milioni di euro con le banche e di altri 100 milioni di euro con i fornitori. E che la situazione sia grave lo dimostra il pool di politici ed esperti che si è creato all’interno del governo sloveno per cercare di salvare l’impero agroalimentare. L’unica soluzione possibile per evitare il crack, spiegano all’esecutivo sloveno, è quella di trasformare il modello imprenditoriale di Tuš in una cooperativa i cui soci principali sarebbero i soggetti creditori. Una vera rivoluzione nel sistema economico e produttivo della Slovenia perché sorgerebbe sul modello della cooperazione italiana.
Come spiega il ministro dell’Agricoltura Dejan Židan al quotidiano Dnevnik, la soluzione migliore, anche per il settore agroalimentare della Slovenia, sarebbe proprio una trasformazione del modello imprenditoriale di Tuš in cooperativa sul modello delle Coop italiane con i cui vertici lo stesso ministro si è incontrato di recente all’Expo di Milano proprio per conoscere il know how della cooperazione italiana. In questo modo, secondo il ministro, si valorizzerebbe anche tutta la filiera produttiva nazionale evitando quanto sta avvenendo invece con Mercator, dove il proprietario croato privilegia l’approvvigionamento sui mercati della Croazia per riempire gli scaffali della sua catena di supermercati. In questo modo, spiega il ministro, si porrebbe in essere una vera e propria operazione di salvataggio a favore dell’agricoltura e dell’allevamento della Slovenia.
Ovviamente nella nuova veste cooperativa di Tuš, l’attuale proprietario dei supermercati e dei centri commerciali, Mirko Tuš avrebbe un ruolo marginale: altrimenti, dicono al governo di Lubiana, non avrebbe scopo cambiare il modello commerciale della catena di supermercati.
Per quanto concerne la situazione finanziaria di Tuš, dalla società trapela (come al solito chiosano i media sloveni) poco o niente. Da fonti bancarie si viene a sapere invece che gli istituti di credito stanno predisponendo un nuovo piano di ristrutturazione del debito anche se ufficialmente quanto Tuš debba alle banche non è ufficialmente noto.
Quel che è certo è che il governo, che sta gestendo lo stato di crisi, non cerca un nuovo proprietario per Tuš, onde evitare “cattive” sorprese (leggi Mercator), ma vuole ridisegnare il modello societario sulla falsariga delle cooperative italiane.
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