Slovenia: l’orrore senza fine della “Huda jama”

A cinque anni dalla scoperta della fossa comune a Laško esumate solo 800 delle 2mila vittime. I fondi stanziati non bastano
Di Mauro Manzin

TRIESTE. È una delle più grandi fosse comuni finora scoperta e visitata degli eccidi perpetrati alla fine della Seconda Guerra Mondiale dai partigiani di Tito. Il suo nome mette subito paura: “Huda jama”, ossia “grotta maligna”. Si trova vicino a Laško e in verità non è proprio una grotta ma una miniera dove gli uomini dell’ex padre padrone della Jugoslavia gettarono i corpi dei propri oppositori a conclusione degli eventi bellici che portarono alla liberazione della Jugoslavia dall’occupatore nazi-fascista. E il vero e proprio pozzo dell’orrore dove sono stati rinvenuti quasi 3mila cadaveri si chiama pozzo di Santa Barbara.

Oggi cade il quinto anniversario da quando un gruppo di minatori armati di demolitori e picconi distrusse il diaframma di cemento armato che i titini edificarono sopra il pozzo di Santa Caterina come sommaria lapide dei traditori giustiziati. Fino ad oggi sono stati recuperati i resti di 800 cadaveri tutti regolarmente “ispezionati” da un medico legale. Ma per lo storico Jože Dežman, presidente della Commissione governativa per i sepolcri coperti nel pozzo ve ne sono più di duemila. Per la sistemazione dei cimiteri nascosti (fosse comuni) il governo di Lubiana ha stanziato per quest’anno 500mila euro di cui 160mila serviranno per costruire un monumento a tutte le vittime delle guerre e per “sanare” la Huda jama. Secondo le parole di Dežman un pozzo sarà messo in sicurezza mentre un altro sarà chiuso. Lo storico sostiene che è oramai giunto il tempo per una dignitosa sepoltura di tutte le vittime. In questo caso, sostiene ancora, sono lesi i diritti vuoi dei morti, vuoi dei parenti ancora in vita che dovrebbero rivolgersi ai tribunali europei per denunciare i torti subiti.

Il professo Dežman ricorda anche di aver più volte sollecitato il governo, nella sua veste di presidente della Commissione, affinché venissero riesumati i resti di tutti i giustiziati, che all’esterno della miniera venisse edificato un cimitero dove seppellire i miseri resti per dichiarare poi il pozzo di Santa Barbara monumento culturale ricavando anche un museo per i visitatori. Ma i desiderata del professore purtroppo continuano a scontrarsi contro la volontà di quelli che non vogliono ricordare certe cose e che, evidentemente, sono ancora così forti in Slovenia da bloccare ogni iniziativa che vada nella direzione del pio e giusto ricordo. La direttrice del Ufficio per gli invalidi, i veterani di guerra e le vittime dei crimini di guerra del ministero del Lavoro, Dragica Bac poi conferma che i lavori alla Huda jama dovrebbero iniziare quest’anno ma ha anche precisato che per portarli a termine già da oggi mancano 50mila euro.

Non c’è pace per quei resti oggi conservati in cassette di plastica come in un supermercato dell’orrore. L’ideologia trionfa sempre.

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