Slovenia, la Mecca dei nuovi passeur: sfruttano gli operai diretti in Germania
LUBIANA Non è un caporalato - il responsabile dei consolati della Slovenia presso il ministero degli Esteri di Lubiana Andrej Šter lo ha definito sul quotidiano Dnevnik «il leasing della forza lavoro» - ma più semplicemente il nuovo fenomeno legato alla disperata ricerca di occupazione si concentra sulla figura del passeur, non di migranti ma di lavoratori per l’appunto. Nel nostro caso si tratta di bosniaci, ma provengono anche da altri Paesi della ex Jugoslavia non ancora divenuti comunitari, e vogliono tutti che il sogno di un’assunzione in Germania diventi realtà.
Ma cosa c’entra la Slovenia in questo traffico? Tutto nasce dall’accordo bilaterale firmato da Lubiana e Sarajevo sulla gestione dei migranti economici dalla Bosnia-Erzegovina verso la Slovenia che si trova in una ormai cronica mancanza di forza lavoro per alcune categorie produttive ben precise a cominciare, per esempio, dai postini. Ma i soliti furbetti hanno immediatamente fiutato l’affare. Entrati in Slovenia con regolare permesso, per quei lavoratori è poi un gioco da ragazzi muoversi nell’Area Schengen e approdare in Germania. Ad “agevolare” il tutto sono sorte le figure dei ”passeur” che promettono un rapido iter amministrativo e lavoro sicuro per un pizzo che varia dai 500 ai 2 mila euro, mentre l’accordo sloveno-bosniaco prevede che tutti i costi amministrativi sono a carico del datore di lavoro: l’operaio non paga nulla. Ma deve sottostare alla trafila burocratica.
In un'intervista pubblicata sull’inserto Objektiv del Dnevnik, il diplomatico Andrej Šter afferma che una lunga fila di lavoratori in cerca di lavoro in Slovenia staziona giornalmente dinanzi al consolato sloveno di Banja Luka. Le aziende slovene spesso fungono da intermediari per i lavoratori che finiscono poi a lavorare nei cantieri in Germania. «Questa è una forma grossolana di tratta di esseri umani. I lavoratori sono ingannati. Gli viene promesso che lavoreranno per un datore di lavoro sloveno, ma questo non produce alcunché. Molte volte è solo un un’agenzia con un ufficio che gestisce la documentazione. I tedeschi ci chiedono che Paese terribile siamo, per buttare la gente in un simile disastro». «I sindacati tedeschi - così Šter - sono già intervenuti contro tali pratiche, che vedono ciò che sta accadendo attraverso la Slovenia come un'offerta di lavoro in dumping».
Il modello di business illegale dei passeur di lavoratori si è espanso in tale misura da determinare le condizioni del mercato del lavoro, aggiunge il consulente del lavoro Goran Lukić. «Gli intermediari forniscono false informazioni ai dipendenti per firmare un contratto di lavoro affermando che se lasceranno il datore di lavoro prima della scadenza del contratto, dovranno pagare la penale contrattuale e i costi aggiuntivi. Se il dipendente infine resiste, sono soggetti alla risoluzione del contratto», aggiunge Lukić. Secondo le informazioni disponibili, il ministero degli Esteri di Lubiana sta cercando un modo per prevenire gli abusi, che iniziano già tra i lavoratori in fila di fronte alle ambasciate e ai consolati sloveni nei Balcani. «Non c'è dubbio che la soluzione debba essere cercata in azioni preventive. Fin dall'inizio, anche prima che il lavoratore diventi un migrante, è necessario superare i passeur con informazioni vere», afferma Lukić.
I modelli di business illegali si basano su due presupposti: la speranza del dipendente di trovare un lavoro e una vita migliore, e una disinformazione a questo proposito. «Quando dai al dipendente le informazioni giuste, sollevi dubbi sulla liceità dell’offerta dei passeur. Solo allora il lavoratore inizia a verificare ciò che è giusto e ciò che non lo è». Un fenomeno, quello dei passeur di lavoratori, che ha già portato all’ingresso in Germania tramite la Slovenia di oltre 10 mila operai, tutti provenienti da Paesi dei Balcani occidentali. Poiché sono assunti da una società slovena, devono registrare il loro luogo di residenza in Slovenia, cosa che fanno anche con l'aiuto dei servizi consolari sloveni, ma a tutti gli effetti lavorano e dormono in Germania, in Austria o nel camion che guidano. Con la dignità riposta nelle loro valigie di migranti. —
Riproduzione riservata © Il Piccolo