Slovenia, il nuovo triste record: primo Paese al mondo per decessi

Rapporto vittime-popolazione quasi doppio rispetto all’Italia. Contagi, Croazia ai vertici del ranking Ue
PHOTO: Matej Povše
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BELGRADO Una, la Slovenia, al top della triste classifica dei decessi in rapporto alla popolazione addirittura a livello mondiale. L’altra, la vicina Croazia, in alto nel ranking dei contagi nell’Unione europea. Malgrado misure restrittive più o meno severe, la luce alla fine dal tunnel della pandemia è ancora lontanissima. Anche a Lubiana e a Zagabria. Lo confermano i numeri del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc): cifre che non permettono alle autorità croate e in particolare a quelle slovene di stare tranquille.

La Slovenia è ora al primo posto nel mondo per decessi causati dal virus su centomila abitanti, con un rapporto di 17,35 su 100.000 nel periodo tra l’1 e l’8 dicembre, in crescita rispetto alle settimane precedenti, quando si aggirava intorno al 13-14 su 100.000. Nessuna sorpresa. A parte il dato di ieri – “solo” 38 decessi – a dicembre la Slovenia ha visto morire negli ospedali, nelle terapie intensive e nelle case di riposo addirittura 361 persone, un numero enorme per un Paese di poco più di due milioni di abitanti.

Per morti di Covid in rapporto agli abitanti, la Slovenia ha superato di poco la Bulgaria, l’Ungheria e la Croazia, al quarto posto al mondo (12,7 decessi per 100mila e 521 morti nei primi giorni di dicembre). E ha distanziato e di gran lunga anche quelli che vengono descritti come i maggiori fronti caldi della pandemia, a partire dall’Austria (10,4 decessi per centomila), ma anche dall’Italia (9,45), per arrivare a Cechia (8,4) e Polonia (8,3), ma pure Stati Uniti (5,1), Regno Unito e Francia (4,7), dove - con le dovute proporzioni - si muore assai di meno che tra Lubiana e Maribor.

Difficile, purtroppo, che il quadro migliori a breve, dopo che ieri in Slovenia il rapporto tra positivi e testati è risalito oltre il 30% e «la situazione negli ospedali rimane simile» a quella «delle scorse settimane», con quasi 200 pazienti in intensiva, ha ammesso ieri Jelko Kacin, portavoce del governo che ieri si è nuovamente riunito per discutere di un timido allentamento delle misure restrittive, sollecitato dal mondo economico. Ma l’allentamento, fortemente osteggiato dal ministro della Salute, Tomaz Gantar, rimane per ora una chimera e se ne riparlerà solo sabato. Gantar sembra aver la ragione dalla sua. La Slovenia – dove cresce la voglia di vaccini, ha assicurato ieri Kacin - è infatti anche ai primi posti di un’altra poco confortante classifica, quella dei contagi in rapporto alla popolazione. Basandosi sempre su dati dell’Ecdc, si evince che Lubiana si è collocata, in questi primi giorni di dicembre, al quarto posto a livello Ue per nuovi positivi su centomila abitanti, con un tasso di 524,1 su 100.000, risultato di quasi 11mila contagi.

Molto peggio ha fatto però la Croazia, dopo il piccolo Lussemburgo ora in testa nell’Unione per nuovi positivi in rapporto alla popolazione (628,6 su 100mila). Croazia che ieri ha sfiorato il record di nuovi positivi, con più di 4.500 contagi e altri 69 morti, una strage giornaliera che non accenna a rallentare. «Serve una strategia per uscire da questa situazione che ci esaurisce mentalmente», ha invocato ieri il presidente croato Zoran Milanović. Sfinisce però soprattutto i medici e gli infermieri in prima linea, per i quali sono stati attivati persino servizi psicologici a distanza per «prevenire il burn-out», ha sottolineato ieri il ministro della Salute croato, Vili Beros. Quanto invece a nuove misure restrittive, Zagabria ha chiuso ieri le porte. Se ne riparlerà, probabilmente, solo prima di Natale. —


 

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