Slovenia, i pensionati lasciano il governo
LUBIANA Eppur si muove. Sì, perché qualcosa nel planetario politico della Slovenia sta lentamente cambiando. E i panni di Galileo stavolta li veste il già più volte ministro e neo presidente del Partito dei pensionati (Desus), Karl Erjavec. Un’elezione al vertice di Desus, che sta per celebrare il suo trentennale, che potrebbe cambiare le leggi di gravitazione partitica. Anche perché, pochi minuti dopo la sua nomina le sue dichiarazioni non hanno lasciato margini a interpretazioni: «Non ho intenzione come presidente di Desus a collaborare con il governo quale suo membro di coalizione». Per il premier Janez Janša altri 5 deputati in meno per la sua maggioranza, ma, soprattutto, cinque deputati in più per il Coalizione dell’arco costituzionale (Kul) che sta lavorando da mesi per attuare in Parlamento il meccanismo della sfiducia costruttiva.
«Questa mia posizione gliel'ho detta (a Janša ndr.) anche quando mi ha invitato per un colloquio, quando ero candidato alla presidenza del partito», ha spiegato Erjavec. «Ho partecipato a questi governi due volte e non voglio partecipare una terza volta». Punto. Ora bisogna portare tutto il partito sulla stessa posizione, impresa certo non impossibile per Erjavec che Desus l’ha vista nascere e crescere. I parlamentari di Desus hanno già detto però che non lasceranno la coalizione. Tuttavia, il loro leader Franc Jurša ha aggiunto domenica per Tv Slovenia che le possibilità di rimanere nell'attuale governo o di partecipare ai tentativi di formare un'alternativa sono quasi le stesse. Egli ha ribadito che il gruppo è principalmente infastidito dall'apertura di questioni ideologiche, mentre è soddisfatto di quanto è stato realizzato nell'adempimento degli impegni di coalizione.
L’alternativa a Janša sarebbe l’attuale leader di Kul, Jože P. Damjan, classe 1967 e professore di economia all’Università di Lubiana. Se guardiamo i numeri, che certo non hanno dimensione politica ma poi sono determinanti, se Desus dovesse abbandonare Janša, in Parlamento si verrebbe a creare una situazione di parità, con la destra populista attualmente al governo con 42 deputati e il centrosinistra della Coalizione dell’arco costituzionale anche con 42 deputati. Resterebbero tra color che son sospesi i due deputati delle minoranze(italiana e ungherese) e i quattro deputati del Partito nazionale (Sns, estrema destra). Damjan ha già più volte sondato l’anima della Smc (centro), il partito dell’ex premier Miro Cerar, ma finora le risposte ottenute sono state negative. La Smc ha ribadito che in questi tempi di coronavirus certo la cosa peggiore sarebbe dover affrontare anche una crisi di governo. Ma Damjan sa che tra le sue fila si possono annidare preziosi franchi tiratori. E se una sfiducia Janša potrebbe prendersela in Parlamento, ben più difficile sarebbe creare una nuova coalizione in grado di avere i numeri per governare.
Da considerare però che la Smc, nei sondaggi se si andasse oggi alle urne, praticamente scomparirebbe dal Parlamento e, quindi, pur di scongiurare ciò non sarebbe impossibile che, sfiduciato Janša, la Smc cambi parere e porti i suoi 10 deputati alla Kul. Anche perché si sa, il potere logora chi non ce l’ha. —
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