Slovenia, esperto se ne va dal pool anti Covid-19

In Croazia gli imprenditori protestano contro la politica del ministro dell’Economia
Un’infermiera croata distrutta dalla fatica si concede un attimo di riposo in un magazzino dell’ospedale dove lavora. jutarnji.hr
Un’infermiera croata distrutta dalla fatica si concede un attimo di riposo in un magazzino dell’ospedale dove lavora. jutarnji.hr

LUBIANA La Slovenia sta facendo di tutto pur di rimanere a galla, ma il gorgo del virus Covid-19 rischia di trascinarla sott’acqua. La prima vittima sarebbe il sistema sanitario nazionale che, viste le cifre di oggi, con 1.301 ricoveri e 200 in terapia intensiva cammina oramai sull’orlo di un burrone. E non bisogna dimenticare che le fila dei sanitari sono oramai sfilacciate visto che dall’inizio della pandemia ben 7 mila di essi sono stati contagiati. E, seppure l’esiguo numero di tamponi effettuati (1.761) con 480 nuovi contagi resta molto preoccupante la percentuale di quanti hanno fatto i test e sono risultati positivi che è pari al 27,4%. Morte 52 persone

«La situazione è certamente tutt'altro che favorevole. La maggior parte dei letti destinati al trattamento dei contagiati da Covid-19 sono occupati», ha confermato Mateja Logar della Clinica per le malattie infettive e febbrili del Centro medico universitario di Lubiana. Logar ha anche annunciato l'apertura di una terza sede, sempre per ricoveri da coronavirus, nei locali rinnovati del servizio diagnostico e terapeutico. «Prevediamo che saranno disponibili altri dieci posti letto. Se necessario e in base al personale potremmo prepararne altri 16», ha spiegato il medico. E se chi lotta sul campo annaspa e naviga a vista, chi è preposto a predisporre le misure nazionali contro l’epidemia, ossia il pool di esperti presso il ministero della Salute, inizia a perdere pezzi. Ieri, infatti, si è dimesso in modo irrevocabile il dottor Mario Fafangel, capo facente funzione del Centro per le malattie infettive. Precisando di non volere che le ragioni delle proprie dimissioni siano rese pubbliche Fanagel, tuttavia alcuni giorni fa in un’intervista sul settimanale Mladina aveva detto di non essere d'accordo con alcune misure prese per limitare la diffusione dell'epidemia nel Paese. E che la situazione all’interno del gruppo di esperti sia diventata esplosiva lo dimostra anche la volontà espressa dallo stesso ministro della Salute Tomaž Gantar di riorganizzare il gruppo consultivo. Ci sono molte più persone nel gruppo oggi di quante ne siano state effettivamente nominate, ha spiegato, aggiungendo che spesso si scambiano opinioni abbastanza diverse. «È difficile quindi lavorare operativamente in questo modo», ha detto Gantar. Ha aggiunto che quindi molto probabilmente ridurrà il numero dei membri e che, come ha spiegato, re-inviterà Fafangel a farne parte.

La situazione in Croazia

In Croazia diventa sempre più inquieto il mondo socio-economico del Paese che le misure anti-Covid-19 prese dal governo di Zagabria stanno mettendo in ginocchio mentre le cifre dell’epidemia non induco certo all’ottimismo. Ieri i nuovi contagi sono stati 1.886 su 5.356 tamponi effettuati, il che significa che il 24,3% di coloro che sono stati sottoposti al test è risultato positivo. Le vittime sono state 59. E se ieri l’esecutivo ha mantenuto le promesse fatte dal premier Andrej Plenković facendo scattare aumenti di stipendio ai sanitari e ai medici che combattono in prima linea la pandemia, la categoria degli imprenditori ha vivacemente protestato, invece, davanti al palazzo che ospita il ministero dell’Economia a Zagabria.

Una fitta delegazione ha deposto davanti alla porta una corona funebre, mentre molte persone hanno acceso dei lumini. Si è voluto salutare così per l'ultima volta le micro, piccole e medie imprese croate deponendo una corona di fiori, e ancora una volta è stato rivolto un appello al premier perché “licenziasse” «il peggior ministro dell'economia che la Croazia abbia mai avuto» ossia Tomislav Čorić.

Gli imprenditori denunciano l’assoluta mancanza di risarcimenti per le perdite dovute alle limitazioni dovute alle norme anti-Covid, chiedendo meno pressione fiscale e la riduzione delle aliquote Iva. —

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