Slovenia e Croazia, petizione per le dimissioni di Tajani

ZAGABRIA Nuovi sviluppi sul caso innescato dalle dichiarazioni del presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani, che domenica scorsa, alla Foiba di Basovizza nel Giorno del Ricordo, aveva esclamato un «Viva Trieste, Viva l'Istria italiana e la Dalmazia italiana».
Alle lettere ricevute dalla presidente croata Kolinda Grabar Kitarović e dal ministro degli Esteri sloveno Miro Cerar, Tajani ha risposto ieri chiarendo nuovamente la propria posizione. Il tutto mentre cresceva fino a raggiungere le oltre temila firme la petizione lanciata l’altra sera da alcuni eurodeputati per chiedere le dimissioni dell’esponente azzurro. Tra i firmatari anche nomi di spicco del mondo politico croato e sloveno, come gli eurodeputati croati Tonino Picula, Biljana Borzan e Davor Skrlec. Ma anche l’ex capo di Stato sloveno Milan Kucan, e ancora l'ex presidente croato Stjepan Mesić e l'ex premier di Zagabria Jadranka Kosor. Pure la senatrice italiana Tatjana Rojc, rappresentante della minoranza slovena, figura tra i firmatari della petizione.
Il testo, pubblicato come detto l’altra dai Socialdemocratici sloveni, chiede «le dimissioni immediate» del presidente dell’Europarlamento. Alla luce delle «parole inaccettabili», i firmatari denunciano il «revisionismo storico» che «giustifica il fascismo». Tajani - si legge nella missiva - «ha fallito nel mostrare la credibilità necessaria per questa funzione onorevole». Infine, si chiede anche «una reazione immediata da parte della Commissione europea e del Consiglio europeo», in quanto «questa retorica dovrebbe essere senza dubbio condannata dall’Ue».
Ma anche i dieci eurodeputati croati e sloveni membri del Partito popolare europeo (Ppe), lo stesso di cui è membro il presidente del Parlamento europeo, hanno chiesto a quest’ultimo di «ritirare le sue affermazioni» che hanno «pesantemente offeso i cittadini di Croazia e Slovenia». «La vittoria sul fascismo è una questione di civiltà, così come lo è il commemorare tutte le vittime innocenti», hanno precisato gli eurodeputati conservatori. Proprio con un gruppo di questi ultimi Tajani ha avuto però ieri un incontro chiarificatore.
Nella lettera di risposta a Grabar Kitarović e Cerar, il presidente del Parlamento europeo ha sottolineato invece che le sue affermazioni relative all’Istria e alla Dalmazia non avevano alcun carattere di rivendicazione territoriale ma erano riferite agli esuli istriani e dalmati di lingua italiana, ai loro figli e nipoti, molti dei quali presenti domenica a Basovizza. Lo stesso Tajani già l’altro ieri si era detto pronto, in risposta all’invito giunto dalla commissaria Ue ai Trasporti Violeta Bulc, a rendere omaggio insieme a lei a tutte le vittime recandosi alla Foiba di Basovizza e alla Risiera di san Sabba. —
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