Slovenia e Croazia, oltre 700 casi in 24 ore
BELGRADO Peggiore delle più fosche previsioni. È il quadro sul fronte Covid in Slovenia – ma anche in Croazia – Paesi che stanno sperimentando una evidente e sempre più marcata allarmante accelerazione dei contagi. In Slovenia, in particolare, le autorità avevano anticipato martedì un possibile superamento della quota dei 500 contagi giornalieri. Ieri, i nuovi dati hanno tracciato uno scenario ancora più tetro. Sono stati infatti ben 707 i positivi individuati su più di 4.900 persone testate nella giornata del 13 ottobre (il 14,4% del totale), record assoluto. Si tratta – e di gran lunga – del numero più alto dall’inizio dell’epidemia. In forte crescita anche i casi attualmente positivi, ora 4.248 (+13,5%) e potrebbero raddoppiare in sette giorni.
Su anche il dato dei pazienti ospedalizzati (210, +16,7%) e di quelli in terapia intensiva (35, +12,9%), a livelli ormai vicinissimi ai parametri che potrebbero far scattare le misure previste dalla “fase rossa”. Verso nuovi picchi anche il tasso di incidenza bisettimanale dei contagi, arrivato a 202 su 100mila abitanti (+13,5%), contro ad esempio gli 80 dell’Italia. Due i nuovi decessi. Sono numeri dietro cui ci sono ospedali sempre più in affanno, dove i letti in terapia intensiva liberi cominciano a scarseggiare. Addirittura «il 10% dei pazienti necessita di ospedalizzazione e, di questi, un 20% di essi ha bisogno dell’intensiva», ha illustrato ieri Matjaz Jereb, fra i maggiori dirigenti del Centro clinico universitario di Lubiana. In serata il premier Jansa ha annunciato una nuova stretta in particolare per le aree con maggior diffusione dei contagi: mascherine anche all’aperto nelle zone rosse, restrizioni deei movimenti fra zone rosse, la sospensione di eventi pubblici, divieto di ingresso in ospedali e case di riposo, focus su Dad oltre la quinta elementare, stop a vari tipi di attività sportive e limitazioni per esercizi commerciali.
Decisioni motivate da cifre chiare e preoccupanti, che da sole indicano «la gravità della situazione», ha affermato da parte sua il portavoce del governo sloveno, Jelko Kacin, anticipando l’arrivo di nuove misure restrittive, perché quelle «prese finora sono evidentemente insufficienti a prevenire la diffusione del virus». Un nuovo record di contagi nelle 24 ore è stato registrato pure in Croazia, dove si è toccata quota 748 positivi su 6.448 testati (11,6%). Anche qui, come in Slovenia, non si arresta la prepotente crescita dei pazienti costretti al ricovero, ora 441 e di quelli in terapia intensiva, 27 in tutto. Quattro i nuovi decessi, con il totale salito a 334 nel Paese, dove sono ora in vigore nuovi provvedimenti restrittivi, tra cui l’obbligo della mascherina al chiuso e limitazioni degli assembramenti oltre le 50 persone. Non solo. È stato paventato di introdurre la figura dei “korona redari”, persone che dovranno vigilare sull’uso delle mascherine.
Gli epidemiologi «pensano che rispettando le misure si possa scongiurare una crescita maggiore dei contagi; è chiaro che riunioni private e pubbliche sono state il generatore» della nuova ondata di positivi, ha rimarcato il ministro della Salute Vili Beros, facendo nuovamente appello al senso di responsabilità da parte di tutti. È intanto nuovo record di contagi anche in Bosnia (476, 11 decessi), mentre comincia ad impensierire ogni giorno di più la situazione in Serbia (245 nuovi contagi). Nel Paese il clima è di allarme. —
Riproduzione riservata © Il Piccolo