Slovenia, Croazia, Serbia e Macedonia respingeranno i profughi che non provengono da zone di guerra
La decisione è stata presa a cascata dai governi dei Paesi ex jugoslavi interessati dal fenomeno dell'esodo
epa05032962 Migrants from Syria, Iraq and Afghanistan cross the border between Serbia and Macedonia near the village of Miratovac, travelling on foot from Macedonia to south Serbian city of Presevo in Serbia, 19 November 2015. Countries on the Balkan migration route agreed to carry out joint measures aiming to stem the flow of refugees across their soil and step up supervision and security. A conference of interior ministry officials from Greece, Macedonia, Serbia and Slovenia agreed to enhance identification, supervision and data sharing in order to improve accommodation planning and security. Beginning from the Turkish coast, migrants take boats to the Greek islands and mainland, before heading to Macedonia and then Serbia. Some then travelled through Hungary and on to Austria, but after Hungary sealed its border, the path of choice became Croatia, Slovenia and then Austria. EPA/DJORDJE SAVIC
ZAGABRIA. Dopo un'analoga decisione di Slovenia, Serbia e Macedonia, anche la Croazia ha annunciato che da oggi non permetterà più il transito dei "migranti economici", ma continuerà ad accogliere solo i profughi provenienti da zone di guerra, in primo luogo da Siria, Iraq e Afghanistan. Il ministro degli Interni, Ranko Ostojic, ha spiegato che sarà rifiutato l'ingresso nel Paese alle persone che non si presentano per ottenere «la protezione internazionale», in primo luogo ai cittadini di Marocco, Bangladesh, Sri Lanka, Algeria, Liberia, Congo, Sudan e Pakistan, che «verranno trattati come migranti illegali». Della decisione sono stati informati i governi di Macedonia e Serbia. Ostojic ha confermato che già oggi la Slovenia ha tentato di rimandare in Croazia 162 persone giunte nei giorni scorsi dalla Croazia, provenienti da zone non colpite da guerre. «La Croazia ha rifiutato questa richiesta, poiché al riguardo non c'è nessun accordo», ha aggiunto, annunciando che oggi in un incontro in videoconferenza dei ministri degli Interni dei Paesi della rotta balcanica si dovrebbero «concordare le posizioni». «Il problema non sono questi 162, ma il rischio che il loro numero possa crescere di molto se non dovessero essere prese misure adeguate all'inizio della rotta migratoria», ha concluso Ostojic.
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