Slovenia, Bratušek si rimangia l’aumento dell’Iva

A Lubiana il governo vara una manovrina per colmare il buco dopo la bocciatura dell’Imu. Nuovi ritocchi per alcolici e tabacchi

TRIESTE. Contrordine compagni: il buco di bilancio di oltre 200 milioni di euro determinato dalla bocciatura della legge sulla tassazione degli immobili (Imu slovena) non si “tapperà” con l’aumento delle aliquote Iva. Parola della premier Alenka Bratušek che seppellisce definitivamente l’ipotesi. La somma necessaria sarà raccolta con una diminuzione delle sovvenzioni statali (-50 milioni), altri 10 milioni saranno ricavati dall’aumento delle accise su bevande alcoliche e tabacchi. Previsto un aumento della tassazione sulla compavendita di immobili (introiti previsti tra i 20 e i 30 milioni) mentre altri 50 milioni saranno ricavati da tagli che saranno operati dai singoli ministeri. Il governo dovrebbe concretizzare il piano entro sette o dieci giorni in modo da inviare a Bruxelles la strategia per ottenere così il semaforo verde anche dall’Unione europea entro la scadenza del 30 aprile prossimo. Non si andranno a ledere le paghe dei pubblici dipendenti, né si toccheranno le pensioni. Il tutto a sottolineare che il governo vuole scongiurare l’ipotesi concretamente presentatasi nei giorni scorsi di elezioni anticipate e di voler proseguire fino alla naturale scadenza della legislatura.

Tutto risolto dunque? Assolutamente no. La maggioranza appare ancora sfilaccita e il pericolo di un “golpe” al suo interno è ancora latente. Un esempio è costituito dalla mozione di sfiducia contro il ministro degli Interni e leader della Lista nazionale (Ln) - quella che ha posto il veto in coalizione all’aumento dell’Iva - Gregor Virant. Al ministro viene imputata dall’opposizione una manovra politica nella nomina dell’ex presidente operativo di Ln Janko Jenko nel Comitato di controllo dell’Industria slovena dell’acciaio e una vicenda di presunta corruzione con l’azienda Pcx Invest dello stesso Jenko. Il fondatore di Slovenia positiva (Ps) e discusso sindaco di Lubiana (su di lui pendono gravi accuse di corruzione e abuso d’ufficio) Zoran Jankovi„ ha svolto forti pressioni sui deputati di Ps perché votino in Parlamento contro Virant. Il quale ha replicato con malcelata ironia: «Se un ministro viene bocciato per volontà di un inquisito vuole dire che questa è una repubblica delle banane».

All’incertezza che predomina nella maggioranza ha risposto ieri la premier Bratušek che ha annunciato che chiederà la fiducia. Deve solo decidere se chiederla autonomamente oppure se collegarla all’approvazione della manovrina per il rientro dal buco determinato dalla bocciatura dell’Imu. Ma c’è di più. La stessa Bratušek si è detta pronta a celebrare quanto prima, anche prima delle elezioni europee di maggio, il congresso del suo partito, Slovenia positiva. Insomma Bratušek è pronta alla sfida finale con il suo ex mentore Zoran Jankovi„, vuole serrare i ranghi nel partito per portare a termine con tranquillità la legislatura.

E che in Slvenia positiva non tutto vada nella direzione sperata dal premier lo dimostra la divisione che si è creata in Parlamento sul voto relativo alla mozione di sfiducia di Virant. Almeno cinque i preannunciati franchi tiratori tra cui l’ex ministro per gli Sloveni nel mondo Tina Komel, “sacrificata” proprio dalla Bratušek durante il mini-rimpasto di qualche settimana fa. L’esito del voto sulla mozione di sfiducia dovrebbe portare a una conferma di Virant ma sarà molto importante vedere chi voterà pro e chi contro. Il capogruppo al Parlamento della Lista nazionale (partito di Virant), Rihard Braniselj è stato chiaro: «La nostra fiducia al governo è sicuramente collegata a come andranno le operazioni di voto nei confronti del ministro degli Interni». Premier avvertita dunque.

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