Slovenia alla vigilia del lockdown: «Danni più gravi del virus», ecco cosa ne pensano i diretti interessati

Il direttore del museo del mare di Pirano: «La società è disorientata e intimorita»
«Ormai - dice Franco Juri - ci siamo abituati all’intermittenza dei lockdown. La gestione della pandemia però non si è dimostrata particolarmente efficace e i danni, sia quelli economici che quelli sociali stanno diventando più grandi di quelli causati direttamente dal virus. Il nostro museo, più chiuso che aperto, ha visto diminuire di dieci volte il numero di visitatori. Il turismo è in ginocchio. L’uso spesso strumentale e politico che si fa della crisi pandemica fa sì che anche la società slovena sia disorientata, intimorita, esasperata e sempre più vigilata. La chiusura delle frontiere sembra un annuncio funebre per Schengen. Particolarmente penalizzata in questi tempi è la nostra regione, un’area di confine ora chiusa quasi ermeticamente. Gli esperti dicono sia necessario. Vero è che spesso manca consapevolezza e responsabilizzazione, sembra quasi che la gente esiga ordini dall’alto su cosa si può fare. Il mio timore è che dopo ogni lockdown duro ci sia, per reazione, un rilassamento esagerato».
Il ristoratore: «Il 50% dei locali condannato a morte»
Milan Perhavec: «Cosa devo dire? Io sono oramai chiuso dal 19 ottobre dello scorso anno. Sto subendo perdite enormi e riesco a malapena a restare a galla con gli aiuti di stato, ma ho la fortuna che il ristorante è mio e non pago alcun affitto, non oso pensare come tirano avanti i miei colleghi che solo di affitto devono sborsare chi 2.000 chi anche 5 mila euro al mese. Lo Stato si fa carico dei dipendenti ma io pago loro l’assicurazione sanitaria, a me viene dato un risarcimento mensile di 1.000 euro che se ne vanno subito, vuoi per la parte che devo dare ai dipendenti, vuoi per le spese vive del locale che comunque restano. Io sono fortunato perché mia moglie lavora ed è vicepreside a scuola e poi abbiamo l’orto, insomma ce la facciamo. Sono convinto che alla fine di questa pandemia il 50% dei ristoranti rimarrà con le saracinesche abbassate. Pensi che alcuni clienti mi telefonano per sapere come va e questa vicinanza mi fa guardare con ottimismo al futuro».
La dirigente del Marina: «Un nocciolo duro di triestini resiste»
Per il marina di Isola la situazione non è delle ottimali. All’ormeggio ci sono, spiegano, una cinquantina di natanti di italiani, soprattutto triestini, che costituiscono una sorta di nocciolo duro che non molla, nonostante le restrizioni ai confini che vigono oramai da oltre un anno. «Altri italiani invece - spiega la responsabile commerciale Nataša Žagar - hanno preferito spostare gli ormeggi e, comunque, non abbiamo più prenotazione di posti barca per il periodo estivo». Il marina di Isola ha 635 posti barca e attualmente ne ha occupati oltre il 90%. «Ci saranno oltre 600 ormeggi pieni - precisa Žagar - ma c’è molto poco movimento anche se fino ad ora faceva freddo e nessuno usciva in barca». Ormeggiati al marina ci sono anche alcuni natanti di società che noleggiano charter e che, a detta della responsabile commerciale, stanno subendo danni enormi con l’attività praticamente bloccata. «Speriamo - conclude - che con le vaccinazioni si apra uno spiraglio»
Il sindaco di Isola: «Danni anche al bilancio comunale»
Danilo Markočič: «Stiamo vivendo una situazione molto triste. Il lockdown annunciato dall’1 all’11 aprile sarà pesante ma speriamo che dia i frutti sperati e che i contagi diminuiscano, almeno avremo fatto l’ulteriore sacrificio per qualche cosa. L’economia è praticamente k.o. soprattutto quella legata al turismo e all’accoglienza, penso ai bari e ai ristoranti. Ma anche i bilanci del Comune ne risentono. La nostra amministrazione, infatti, non ha fatto pagare in questo periodo di chiusure l’affitto dei terreni comunali ad esempio a ristoratori e bar, e non ha riscosso la pigione dei suoi locali che sono dati in uso ad attività economiche. Del resto questa crisi segue una precisa filiera. Se il ristorante è chiuso non acquisterà insalata, verdura, pesce o carne e quindi chi vende pesce carne o insalata sarà costretto a chiudere. Per quanto riguarda le vaccinazioni a Isola hanno raggiunto l’8% della popolazione. I vaccini arrivano, qualche volta in ritardo, ma andiamo avanti senza grossi intoppi».
Il console italiano a Capodistria: «Ottima collaborazione con Lubiana
«Oramai qui tutti si sono adattati a questi lockdown, va avanti così da oltre un anno. I lavoratori transfrontalieri - dice Giuseppe D’Agosto - si sono rassegnati a qualche cosa che è decisamente più grande dei loro problemi giornalieri e così fanno il tampone e vanno avanti, tampone che qui in Slovenia per questa categoria di persone è assolutamente gratuito. Tutti hanno capito che le decisioni prese dalla Slovenia non sono così, per partito preso, ma hanno il fine specifico di combattere la pandemia. La gente poi è molto informata grazie all’opera dei media ma anche dei social che permette loro di rimanere in contatto anche quando non si può uscire di casa. La collaborazione con le autorità slovene e il nostro Consolato generale è ottima e c’è la massima volontà di collaborare da entrambe le parti. Siamo in guerra, in guerra contro il virus e noi e la Slovenia da alleati cerchiamo di combatterlo nel miglior modo possibile».
L'imprenditore: «Scarso interesse per i temi aziendali»
Juri Giacomelli: «Dal punto di vista imprenditoriale mi sento di dover essere critico nei confronti del ministro dell’Economia Zdravko Počivalšek in quanto subito dopo la riunione di governo che ha deciso l’ultimo pesante lockdown si è in qualche modo chiamato fuori dal volere dell’esecutivo, ma secondo il mio parere è stata una presa di posizione per giustificarsi davanti ai gruppi d’impresa che lo sostengono. Il suo errore o la sua cecità è stata quella di non aver saputo gestire assieme ai sindacati e al ministero del Lavoro questa crisi nell’ambito delle imprese. Moltissimi lavoratori si sono recati al posto di lavoro benché contagiati, con febbre e chiari sintomi pur di non perdere la giornata in busta paga. Infatti i focolai maggiori sono stati riscontrati proprie nelle aziende. L’ultima decisione del governo Janša - dice l’imprenditore di Lubiana - è stata presa poi con una certa teatralità con la seduta dell’esecutivo a Brdo pri Kranju praticamente pubblica, quasi ci fosse una regia dietro a tutto ciò».
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