Slovenia al collasso: sos all’Europa

Arrivi record: 5.600 in una mattinata, il doppio delle capacità di accoglienza. Il 46% donne e minori. Lo scontro con Zagabria
Un gruppo di profughi arrivati in Slovenia dalla Croazia: la loro rotta porta verso l'Austria
Un gruppo di profughi arrivati in Slovenia dalla Croazia: la loro rotta porta verso l'Austria

ZAGABRIA. Nuovo record di ingressi alla frontiera slovena e nuovo allarme delle autorità di Lubiana. Mercoledì circa 12.600 migranti e rifugiati hanno varcato il confine settentrionale della Croazia, entrando nello spazio Schengen: oltre 5.600 nella sola mattinata di ieri. Un numero superiore persino ai dati registrati da Budapest all'apice della crisi migratoria di settembre, prima che il flusso fosse deviato verso Ovest a seguito della chiusura dei valichi dell’Ungheria con la Serbia (15 settembre) e poi anche con la Croazia (16 ottobre). In totale, gli ingressi segnalati dal governo di Miro Cerar sono più da 40mila da sabato scorso: una media di circa 6mila al giorno, più del doppio di quanto il Paese sia in grado di gestire - 2.500 persone al giorno - a detta del suo stesso esecutivo.

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Una pressione importante - testimoniata dalle immagini della marea umana in transito - e aggravata dal peggiorare delle condizioni climatiche (si scende già sotto i 5 gradi la notte), ma anche dall’evolvere della popolazione in viaggio sulla via dei Balcani, diventata ancora più fragile. Il ministero dell’Interno sloveno ha fatto sapere che donne e minori rappresentano quasi la metà (46%) delle persone identificate. Persone che hanno bisogno di tutto. In una situazione tanto difficile, Lubiana assicura che farà il possibile «per evitare lo stato di emergenza».

Dopo aver dichiarato che le sue capacità ricettive sono sature e aver affiancato l’esercito (400 militari) alla polizia lungo il confine, alla Slovenia - così come ha fatto la Croazia - non è rimasto ieri che fare appello all’Unione europea, per un aiuto finanziario e logistico. «La Commissione ci ha garantito supporto», ha affermato il ministro dell’Interno slovena Vesna Györkös Žnidar in occasione della visita del commissario europeo per le Migrazioni Dimitris Avramopoulos. «Abbiamo ricevuto una proposta di aiuto anche dai nostri vicini: Germania, Austria, Italia e dall’intero Gruppo Višegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia, ndr)» e la Slovenia accetta tutti gli aiuti, ha proseguito Györkös Žnidar, precisando l’importo della gestione della crisi migratoria: 770mila euro al giorno. Alle istituzioni di Bruxelles Lubiana chiede di controllare di più le frontiere esterne dell’Ue, quella greca e quella croata.

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«La Slovenia non diventerà in alcun caso un “hotspot” sulla rotta dei migranti», ha avvertito il ministro, secondo cui «lo spiegamento delle unità di Frontex al confine sloveno non basta» perché «è al confine greco che il flusso entra in modo incontrollato». Avramopoulos si è complimentato per la gestione slovena della crisi migratoria, e «la Slovenia non è sola e la Commissione europea è al suo fianco», ha proseguito Avramopoulos promettendo un aiuto concreto, oltre ai 56 milioni già previsti nell’ambito della nuova programmazione 2014–2020. I dettagli dell’assegno speciale saranno noti a breve.

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Se l’emissario di Bruxelles non ha risparmiato elogi alla Slovenia, si è però ben guardato dal commentare il battibecco diplomatico dai toni sempre più aspri tra Lubiana e Zagabria. Ieri il governo sloveno ha pubblicato un video realizzato mercoledì notte da un elicottero, accusando pesantemente i vicini meridionali. Si vede la polizia croata scortare una colonna di centinaia di persone fino al “green border”, la frontiera naturale a qualche centinaio di metri dal posto doganale di Harmica/Rigonce.

L'assalto dei profughi: tocca all'Austria FOTO E VIDEO
epa04988892 Austrian soldiers try to contol migrants crossing the border between Slovenia and Austria near Spielfield, Austria, 22 October 2015. Police had to open security fences in order to guarantee security for some 2.000 refugees waiting to enter Austria. Europe must boost security on its outer borders in the face of the brewing refugee crisis while finding a way to stay true to its values, delegates at a meeting of European conservative parties argued 21 October 2015. EPA/ANTONIO BAT

Qualche minuto più tardi una parte dei rifugiati ha finito per guadare le fredde acque della Sutla, il piccolo fiume che separa i due paesi. Per Lubiana è la prova che la Croazia sta scaricando i migranti un po’ ovunque lungo la frontiera, pur di sbarazzarsene al più presto, trattandoli «in modo disumano». Per Zagabria, all’opposto, la Slovenia è al corrente di ogni treno e bus speciale diretto al confine, ma continua a rifiutare che un numero sufficiente di attraversamenti avvenga nei valichi preposti. E provoca situazioni in cui i profughi sono costretti a cercare rotte alternative e illegali per entrare in Slovenia, ha fatto sapere il ministro dell’Interno croato: «Abbiamo persino proposto al governo sloveno di trasportare noi stessi i rifugiati direttamente al confine austriaco, ma non hanno accettato». «Non so che altri possiamo fare per evitare che questa gente si congeli», ha detto polemico il ministro del’linterno Ranko Ostoijc. La Croazia continua a sostenere l’idea del corridoio umanitario verso Nord. Ma la Slovenia intende procedere con le registrazioni come statuito dalla regolamentazione europea.

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