Skopje e Tirana più vicini all’Ue: partiti i negoziati di adesione

L’annuncio da Bruxelles. Von der Leyen: passo storico. Biden: importante sostenere un’Europa integra

Stefano Giantin
Copyright 2022 The Associated Press. All rights reserved
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BELGRADO Lo avevano aspettato più o meno pazientemente per anni, ma alla fine – unica differenza con il dramma di Beckett – Godot è arrivato. È arrivato ieri, per Macedonia del Nord e Albania, Paesi balcanici che dopo tante frustrazioni e delusioni hanno finalmente potuto gioire. Lo hanno fatto dopo che l’Unione europea ha ufficialmente annunciato l’inizio dei negoziati di adesione dei due Stati all’Unione, un processo destinato a durare a lungo, ma si tratta di un passo avanti fondamentale. Anzi, «storico», lo ha definito la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, confermando la svolta, resa possibile solo dagli ultimi faticosi sforzi di Skopje che, malgrado proteste di piazza e mal di pancia generali, ha siglato una dolorosa intesa con la Bulgaria.

Sofia, ricordiamo, negli ultimi anni aveva imposto il veto all’inizio dei negoziati a causa di intricate dispute e bizantinismi su storia, lingua e identità nazionali con la Macedonia del Nord. «Oggi stiamo finalmente compiendo importanti passi avanti, mi congratulo per questo traguardo tanto atteso», ha detto da parte sua il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, mentre l’Alto rappresentante Ue agli Esteri ha affermato che la decisione «rappresenta il risultato di tanti anni di lavoro». «In un momento in cui la Russia ha infranto la pace in Europa, è più importante che mai sostenere un'Europa integra, libera e in pace», ha detto anche il presidente Usa, Joe Biden. Europa che rimane obiettivo strategico per Skopje, che si è impegnata perfino a cambiare la propria Costituzione per tutelare al massimo la minoranza bulgara, unica via per superare – come da proposta francese – il no di Sofia, che aveva bloccato contemporaneamente anche il percorso verso l’Ue di Tirana.

È un percorso che ora potrà proseguire per entrambe le capitali - ma sarà sicuramente accidentato e lungo - per soddisfare i requisiti su 35 capitoli negoziali ancora da perfezionare, sulla base dello stato di preparazione dei due Paesi. Durata della marcia d’adesione che è confermata dagli esempi di Montenegro e Serbia, Paesi candidati e con negoziati già avviati rispettivamente dal 2012 e dal 2014 – ma l’obiettivo di issare la bandiera blu a dodici stelle è ancora remoto. Per Skopje e Tirana, comunque, si tratta di un passo atteso da tanto. E la gioia è comprensibile. Lo è soprattutto per la Macedonia del Nord, candidata addirittura dal 2005, costretta persino a cambiare denominazione nel 2018 – a causa della risolta disputa con Atene - per soddisfare le sue aspirazioni europeistiche. Ma anche dopo così tanto tempo «è una soddisfazione iniziare finalmente i negoziati», ha dichiarato il premier macedone, Dimitar Kovacevski. Soddisfatto, il premier macedone, si è detto anche per il riconoscimento «della nostra lingua macedone», che un giorno diventerà «una di quelle ufficiali nell’Ue», ha commentato, anche se da Sofia – a rovinare la festa – è subito arrivata una nota che definisce il macedone un «dialetto della lingua bulgara».

Oscillanti tra la felicità e l’amarezza per i ritardi – otto anni dalla concessione dello status di candidato fino all’apertura dei negoziati - anche le parole del primo ministro albanese, Edi Rama. «Sappiamo - ha detto Rama, citando Churchill – che questo non è l’inizio della fine, ma solo la fine dell’inizio», un chiaro riferimento alle fatiche che attendono ora Tirana e Skopje, che potranno entrare nella Ue solo dopo grandi riforme e il sì unanime di tutti i 27 Paesi membri. Per quanto riguarda i Balcani occidentali, al palo rimane invece soprattutto, malgrado gli ultimi appelli del premier sloveno Golob, la Bosnia-Erzegovina, ancora senza status di Paese candidato.

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