Sisma a Zagabria, danni per 260 milioni
/ ZAGABRIA Danni materiali per almeno due miliardi di kune, pari a oltre 260 milioni di euro. È questa la prima stima del governo croato sulle conseguenze materiali provocate dal sisma che ha scosso domenica 22 marzo Zagabria (soprattutto il centro storico) e dintorni con una serie di scosse, la più forte delle quali di magnitudo 5,3 della scala Richter, provocando una vittima e decine di feriti. Si tratta per il momento di una cifra ufficiosa filtrata da fonti governative, ma che dà il quadro della situazione in Croazia, dove oltre alla drammatica sfida rappresentata dal coronavirus (dove con 56 nuovi casi che nelle ultime ore hanno fatto salire a quota 713 il totale dei contagi) ci si deve occupare anche della ricostruzione della capitale.
Le stime trapelate dall’esecutivo - avverte il quotidiano Jutarnji List - sono inoltre da considerarsi «preliminari», da un lato perché le squadre di tecnici sono ancora al lavoro per esaminare una a una le strutture danneggiate, e dall’altro perché nel centro di Zagabria sono stati colpiti anche molti edifici iscritti nell’elenco del patrimonio storico-culturale, la cui valutazione richiederà ancora più tempo.
Il governo croato non ha ancora definito la modalità con cui saranno coperti i costi della ricostruzione, ovvero con quale rapporto tra contributi nazionali e di enti locali, ma lo Jutarnji List anticipa che «nel palazzo del governo c’è una grande aspettativa anche nei confronti dell’Unione europea e delle donazioni private». Queste ultime cominciano peraltro ad arrivare, con Hep, l’azienda nazionale di produzione di energia elettrica, che ha donato 5,2 milioni di kune (680mila euro) al fondo “Assieme per Zagabria”, creato appositamente all’indomani del terremoto. Anche il gruppo agroalimentare Podravka ha fatto il suo con 900mila kune (circa 120 mila euro), così come hanno contribuito, con cifre inferiori, anche Plinacro, la Camera di commercio degli artigiani (Hok) e altre realtà locali.
Una donazione a titolo personale è arrivata anche dal premier Andrej Plenković e dai suoi ministri, che hanno rinunciato allo stipendio di marzo, seguiti in questo senso dal presidente del Parlamento e da altri politici.
Mentre il governo lavora dunque alla gestione della ricostruzione (la stampa croata anticipa che una legge speciale è già in preparazione, sull’esempio di quella votata nel 2014 dopo le inondazioni nell’Est del paese), per le vie di Zagabria il terremoto rimane una realtà ancora presente per molti. Circa 200 persone sono attualmente ospitate alla casa dello studente, mentre il numero di chi ha dovuto lasciare la propria abitazione (ma ha trovato alloggio da amici, parenti o in seconde case) viaggerebbe attorno a quota mille.
In totale 26 mila persone hanno fatto domanda per una valutazione della propria abitazione e 1900 edifici sono già stati dichiarati inagibili. Il Comune di Zagabria ha già avvertito che dei contributi saranno messi a disposizione, ma solo per chi ha subito danni per oltre il 60% e non è coperto da assicurazione privata. In quel caso, il contributo pubblico del Comune sarà del 5% del valore delle riparazioni: un annuncio che ha inevitabilmente scatenato una marea di polemiche. La scorsa settimana infine il terremoto ha fatto indirettamente una seconda vittima, dopo la quindicenne morta per le ferite riportate. Un muratore, che stava lavorando al riatto di un edificio danneggiato, è morto dopo essere caduto dal tetto.
La situazione complessiva, nel cuore di Zagabria, rimane comunque seria, con i marciapiedi di molte vie del centro storico che sono stati transennati per il rischio di cedimenti degli edifici. Entro questa settimana si saprà inoltre se sarà necessario demolire la guglia della cattedrale parzialmente crollata durante il sisma, mentre tra i palazzi storici seriamente danneggiati figura anche la Facoltà di diritto, aperta nel 1776: l’edificio - ha avvertito il rettore - si è spostato di 10 centimetri. Da ultimo, i dati pubblicati dall’Istituto nazionale di Statistica danno un quadro più ampio di quelli che saranno i lavori necessari per mettere a norma di legge tutta la capitale croata: oltre centomila appartamenti a Zagabria sono stati costruiti prima del 1964, ovvero prima della normativa anti-sismica introdotta in Jugoslavia a seguito del terremoto di Skopje del 1963. —
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