Siringhe, vetri e rifiuti nel giardino Basevi di Trieste
TRIESTE È quando cala il buio che i vialetti, le aiuole e gli angoli nascosti dai cespugli e dagli arbusti piombano nel degrado. Basta fare due passi per rendersene conto: il giardino Basevi, il polmone verde di San Giacomo, è preda di balordi, alcolizzati e tossicodipendenti. Le tracce di bottiglie, spazzatura e siringhe lo testimoniano.
Non solo. La zona, sopratutto nelle ore serali, è anche luogo di incontri omosessuali. I rapporti vengono consumati dietro agli alberi o nei viottoli ricavati tra la vegetazione. Anche in questo caso non mancano i segni di quanto avviene: i preservativi disseminati per terra spuntano qua e là in vari punti del giardino. Pure ieri si potevano notare alcuni personaggi, peraltro già noti alle cronache, che attendevano sulle panchine qualche partner occasionale.
Il Basevi, che si estende da via San Giacomo in Monte all’incrocio con via Paolo Veronese, all’ultimo tratto di via Besenghi, è comunque un posto molto frequentato dai residenti. Ci vanno le persone anziane a trascorrere il tempo all’aria aperta; molti portano il cane, altri si riposano sulle panchine, leggendo un libro o un giornale. Dall’entrata secondaria, quella che dà su via Besenghi, entrano invece soprattutto le mamme con i passeggini. E non mancano i genitori che portano a giocare i bambini.
Innumerevoli le segnalazioni dei cittadini che si lamentano della sporcizia e l’abbandono in cui è precipitata quell’area comunale. Una situazione che si trascina da tempo. La gente protesta, anche perché la zona ha una sua storia: noto come “el giardin Puntini”, scrive proprio il Comune nel sito internet istituzionale, «l’area faceva parte del bosco Pontini, un tempo proprietà dei baroni de Fin, poi passò a un certo Buhelin, successivamente al negoziante di borsa Pontini e infine, nel 1825, al signor Pepeu. Nel 1839 la tenuta venne acquistata dal deputato triestino al Parlamento di Vienna, cav. Giuseppe Basevi, che nel 1898 donò il giardino al Comune di Trieste».
Viene poi sottolineato che uno degli accessi è situato «a metà della scala Dublino, già denominata scala Joyce, poiché nelle vicinanze, in via Bramante 4 (al terzo piano), il famoso scrittore che visse un periodo della sua vita a Trieste, iniziò L’Ulisse». È nel 1839, è precisato, che la tenuta è stata acquistata dal deputato triestino al Parlamento di Vienna, il cav. Giuseppe Basevi, che nel 1898 donò l’area verde al Comune di Trieste».
Ed è proprio l’ente, curiosamente, a rilevare lo stato di degrado in cui versano le aiuole: «Di aspetto romantico e suggestivo - si legge - il giardino si presenta attualmente un po' “dimenticato”, in attesa di cure che lo riportino al suo antico splendore».
A impressionare i residenti sono soprattutto le siringhe rinvenute tra l’erba.
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