Sindrome da ripresa 2, riveder le stelle
“Salimmo sù, el primo e io secondo, tanto ch’i vidi de le cose belle che porta 'l ciel, per un pertugio tondo.
E quindi uscimmo a riveder le stelle” .
Così Dante chiude ce il cantico dell’Inferno. Ed è un po’ quello che è accaduto a tutti noi. Siamo risaliti, dopo un periodo cupo dove abbiamo preso contatto con le parti più fragili di noi, una sorta di contrappasso, fino a rivedere le cose belle e infin le stelle. La fragilità che abbiamo toccato con mano non va solo intesa come una nostra debolezza ma il lato nobile di una nostra risorsa che va fatta crescere e alimentata. Alla fine usciamo con un bagaglio in più.
Quanto è importante un cambio di prospettiva per trovare una risorsa in più in noi, una risorsa capace di farci andare avanti ed affrontare uno scoglio o una difficoltà.
Alle volte accadono cose che sono come domande che ci vengono poste, bisogna trovarne la chiave di lettura, fermarsi un attimo guardarsi attorno, guardarsi dentro e scopriamo che quelle domande contengono gli indizi delle risposte.
E la frenetica ricerca di risposte perde significato perché la soluzione era più vicina di quella che pensavamo. A risalir a veder le stelle non si è da soli, e se agli inferi si scende soli se ne esce sempre con qualcuno, alle volte quel partner si chiama inconscio. —
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