Simona Molinari alla Baia di Sistiana
SISTIANA. Tutto è straordinariamente connesso. E il destino, che inciampa in una canzone rimasta in fondo a un cassetto, non è altro che l'esito di una strada inconsapevolmente già percorsa. Questo sembra suggerire il cammino di Simona Molinari, baciata dall'ultimo successo al festival sanremese, in cui ha cantato oltre a “La felicità” un brano di Lelio Luttazzi, “Dr. Jekyll Mr. Hyde”, inedito del compositore triestino scomparso l'8 luglio 2010.
Una canzone “speciale”, per l'artista - partenopea di nascita, ma aquilana d'adozione - che ha dato il titolo al suo nuovo album. Speciale perché lei, ambasciatrice dell'electro swing nel mondo, si sente così: una e plurima. E in quel testo donato dalla vedova di Luttazzi, la signora Rossana, ha visto un segno inequivocabile del destino, come racconta al Piccolo in quest'intervista.
Simona Molinari si esibirà in concerto domani alle 21.30 alla Baia di Sistiana, dove sbarcherà il suo “La Felicità in tour”. Oltre alle nuove canzoni, spazio ai tanti cult del repertorio: da “Egocentrica” a “In cerca di te (Sola me ne vo’ per la città)”.
Nell'aria c'è voglia di felicità, ma per Simona Molinari cos'è?
«La felicità è un qualcosa di cui ti ricordi sempre a posteriori. Che scopri qualche istante dopo averla afferrata, perché mentre la vivi non ti accorgi che ce l'hai tra le mani. Forse è anche un qualcosa che non ci azzecca nulla con le necessità che ci vengono imposte, ma con i bisogni che in segreto custodisce l'anima. E allora quando si riesce a capire quali sono e soprattutto si fa in modo di ottenerli, beh allora quella è la felicità».
Le due edizioni del festival sono state una felicità? «Direi che Sanremo è stato un ciclone sia nella prima che nella seconda partecipazione. La prima volta ho affrontato la gara con più coscienza, alla seconda occasione, invece, non mi sono presa troppo sul serio: ho pensato solo a divertirmi. Certo, sapevo bene cosa mi stessi giocando e infatti si è trattato di un'opportunità che mi ha dato tanto. La popolarità in primis, ma anche la possibilità di fare oggi questo fantastico tour, con tappe in città bellissime da visitare».
Cos'ha rappresentato per lei Luttazzi?
«Sono cresciuta ascoltando Lelio: una parte del mio amore per questa musica, o meglio per questo genere, deriva da lui. Nei miei concerti, fin dall'inizio, ho sempre proposto un certo numero di sue canzoni, in particolare “Canto anche se sono stonata”, diventata una specie di rito scaramantico. Così, quando Rossana mi ha proposto di cantare questi brani di Lelio, per me è stato ovviamente un onore incredibile. Specie quando ho visto un titolo, cioé “Dr. Jekyll e Mr. Hyde””».
Perché?
«È un tema a me molto caro, una sorta di filo rosso. Infatti, proprio nel 2008 fui a Trieste, al teatro Rossetti, con il musical “Dr. Jekill e Mr. Hyde”. Ho collegato subito le due cose, perché proprio all'epoca iniziai a scrivere tutta la mia musica. E quindi, quando l'ho visto, quel titolo mi è sembrato proprio un segno del destino, quasi una canzone scritta apposta per me da Lelio. Ma devo aggiungere che pure il suo secondo brano, cioé “Buonanotte Rossana”, è una piccola chicca, un messaggio, una ninna nanna che lui ha lasciato quasi postuma, visto che Lelio non riuscì mai a cantarla. Poterlo fare io, è stato bellissimo, molto emozionante».
Le piacerà tornare a Trieste?
«Sicuro! Nel 2008, durante la settimana di repliche del musical, scoprii una città che mi affascinò moltissimo. Ho ricordi veramente belli. E chissà che non nasca una nuova canzone...».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo