Simba di Monfalcone, strappato ai mercanti, diventa il testimonial per adottare i leoni

Oggi si chiama Leo, è diventato papà, vive in una vasta collina sul Monte Adone e rappresenta il simbolo per la tutela della specie

MONFALCONE L’appello è stato lanciato lo scorso 10 agosto, in occasione della Giornata mondiale del leone, specie che a causa dell’uomo è a rischio di estinzione. Al Centro tutela e ricerca fauna esotica e selvatica di Monte Adone, una vasta distesa collinare, 600 metri di altezza poco distante da Sasso Marconi, si può adottare una famiglia a distanza. Quella di Leo, il leoncino che ha stretto il cuore e ha conquistato l’affetto dei bisiachi quando, strappato dalla sua Africa, nell’estate del 2010 era stato salvato dalla Polizia stradale durante un controllo lungo l’autostrada A4, liberato dalle maglie del traffico clandestino.

Oggi è un vigoroso felino, s’accompagna all’intrepida Kora, altra leonessa scampata dalla “schiavitù” all’insegna dell’illecito affaire, che gli ha dato due discendenti, Aslan e Nala. Non sarebbero dovuti venire al mondo, se non fosse che la leonessa ha spiazzato tutti sfuggendo agli effetti dell’impianto sottocutaneo praticatole per il controllo delle nascite. Meglio così perché ora i quattro leoni non solo rappresentano l’orgoglio dei volontari del Centro, ma continuano a suscitare l’entusiasmo dei visitatori. «Durante le visite guidate, gli ospiti s’innamorano», hanno spiegato alla struttura di tutela del bolognese. L’appello è un invito alla sensibilizzazione: «È possibile adottare a distanza Leo e Kora, aiutandoci così nel nostro quotidiano impegno per garantire loro benessere ed il rispetto che meritano», viene riportato sul sito ufficiale del Centro. Si tratta di un gesto e una somma simbolici, «per accostare le persone alla nostra attività e ai nostri progetti», spiegano a Monte Adone, dove il lavoro non è mai abbastanza.

Quella di Leo e Kora non è la sola adozione a distanza promossa dal Centro di Monte Adone. «Iniziative di questo genere hanno riguardato e riguardano anche altri animali che abbiamo sotto tutela».

A far loro compagnia, infatti, c’è ad esempio lo scimpanzè Piero, la bertuccia Maya, il procione Margot.

Tutti dotati di una sorta di carta d’identità, dove assieme alla loro immagine vengono “presentati” all’insegna del messaggio “A.A.A. Genitori adottivi cercasi!”: nome, professione (intesa come specie), sesso, età, peso, altezza, cibo preferito. C’è anche la dicitura segni particolari. Che per Leo è il suo elemento distintivo: “ama ruggire al tramonto”. Mentre Kora “ama giocare a palla”.

Aderire all’adozione a distanza significa ricevere un attestato corredato dalla foto dell’animale prescelto e dalla sua storia, nonché far parte della mail list ai fini delle informazioni del Centro, mantenendo gli aggiornamenti circa l’animale prescelto.

La vita di Leo, Kora, un po’ più grande di lui, e dei figli Aslan e Nala, a Monte Adone scorre con la naturalezza che è loro propria. Vivono nella stessa area dedicata, non scorrono griglie di separazione. «Avevamo messo in conto la possibilità che, con la crescita dei cuccioli, potesse rendersi necessaria una divisione. I maschi in particolare non sempre vanno d’accordo, anche se si tratta del papà e del figlio – racconta una volontaria –. Invece ad oggi tutto procede bene, da quando sono nati i cuccioli, 5 anni fa, condividono tranquillamente lo stesso spazio».

Bastano solo alcuni accorgimenti, i pasti ad esempio vengono distribuiti in punti diversi, evitando possibili competizioni.

Insomma una convivenza consolidata. Favorita dal fatto che i due leoni sono stati sottoposti a vasectomia, per non incorrere nelle nascite di cuccioli in cattività. Certo è che Aslan e Nala hanno comunque rappresentato un piacevole e gioioso “imprevisto”.

Il tempo è passato da quando Leo era cucciolo. Gli agenti della Polizia stradale l’avevano trovato all’interno di un furgone, un micione di due mesi e mezzo, rinchiuso in una gabbia. Assieme ai provvedimenti a carico dei trasportatori, era scattato il sequestro del felino, affidato al Centro di recupero della fauna selvatica di Terranova. Tra Leo e Damiano Baradel, gestore della struttura, era stato un “colpo di fulmine”, declinato in un rapporto speciale. Un affetto che ha lasciato l’”imprinting”.

Il tenero gattone era stato destinato al Centro emiliano. Non era mancata la “battaglia” per mantenerlo a Terranova. La Provincia aveva proposto l’adozione, facendo di Leo, allora conosciuto anche come Simba, il simbolo mascotte dell’ente con l’immagine del leoncino a sbucare dallo stemma provinciale.

Nel settembre 2010 Leo aveva varcato la soglia del Centro di Monte Adone. E Kora, già acclimatatasi da un anno, è stata la leonessa che alla fine lo ha conquistato. Di corte ne aveva fatta a Leo, ma senza trovare corrispondenza.

Finché, ad un certo punto, aveva desistito. E Leo s’era fatto avanti. Non è stato facile, spiegano al Centro. Ci sono voluti due anni di avvicinamento progressivo, prima ad annusarsi ed esplorarsi attraverso le griglie di separazione, poi i contatti graduali. Fatica e pazienza premiati. Oggi c’è una famiglia a quattro zampe e ruggiti che sembra uscita da una fiaba. Ma al Centro ci si rimbocca quotidianamente le maniche.

Gli animali richiedono rispetto, conoscenza, professionalità, passione e la consapevolezza che la snaturalizzazione in tenera età, com’è accaduto a Leo e Kora ignari di essere leoni, comporta tempo per restituire loro la dignità della loro natura. È successo anche ad altri animali della struttura bolognese, storie sottratte al baratro che raccontano il loro istinto negato.
 

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