Silvio Berlusconi: «Per Trieste candidati Dipiazza o Roberti»

Il leader di Forza Italia non scioglie le riserve sul profilo dell’aspirante sindaco del centrodestra alle comunali del 2016: «Sceglieremo il migliore». Per «rinconquistare il Comune è necessario superare le tensioni e lasciarsi alle spalle vendette e “questioni private”»
Silvio Berlusconi
Silvio Berlusconi

TRIESTE Non scioglie le riserve sul nome da contrapporre a Roberto Cosolini alle prossime amministrative. Non per ora, almeno. Tuttavia apre all’ipotesi di schierare Roberto Dipiazza come candidato unitario del centrodestra. Coalizione, avverte il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, che per riuscire a riconquistare il Comune di Trieste, interrompendo così «l’esperienza negativa dell’amministrazione di centrosinistra» durata cinque, lunghi anni, dovrà necessariamente centrare un risultato: riuscire a ridurre distanze, superare tensioni e lasciarsi alle spalle vendette e “questioni private”.

Presidente, a Trieste il centrodestra è più frantumato che altrove. Esiste ancora il Pdl, c'è Forza Italia, c'è Fratelli d'Italia, c'è Trieste Popolare (Ncd) con l'ex sottosegretario Roberto Antonione. Ritiene pensabile un ricompattamento in vista delle amministrative del 2016?

Penso che un’alleanza ampia del centrodestra si debba imporre, partendo naturalmente dai tre partiti nazionali - Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia - fra i quali è da tempo in atto un percorso comune. E ci sono persone, anche elette, che, da indipendenti, hanno condiviso lealmente questo nostro cammino.

Dipiazza: "Pronto a riprendermi Trieste. Ringrazio Camber"
Roberto Dipiazza

Quale candidato sindaco ha in mente Berlusconi per Trieste alle prossime comunali?

Sono al vaglio alcune ipotesi, ma l'ultima parola spetta a Sandra Savino, eccellente coordinatrice regionale di Forza Italia. Però non è questione solo di persone, ma anche e innanzitutto di programmi realizzabili, concreti, efficaci. Per il centrodestra ci sono già in campo due candidati: l'ex sindaco Roberto Dipiazza e il giovane segretario della Lega (Pierpaolo Roberti, ndr). Sceglieremo insieme il candidato migliore nell'interesse dei cittadini.

Qualcuno nel centrodestra (Fratelli d'Italia, per esempio) chiede che si facciano le primarie. Lei come vede questo strumento, collaudato dal Pd, per scegliere il candidato sindaco?

Le primarie si sono dimostrate un metodo inadeguato e disastroso con cui la sinistra è riuscita scegliere, per città importanti come Genova, Milano, Roma e Napoli, i peggiori sindaci della sua storia.

L'ex governatore del Friuli Venezia Giulia Renzo Tondo, che le ha voltato le spalle dopo aver perso le elezioni regionali con Debora Serracchiani, appoggia la candidatura Dipiazza con il movimento Italia Unica dell'ex ministro Corrado Passera che si candida sindaco a Milano. È un problema?

La competizione di più candidati non è mai un problema ma uno stimolo a far meglio degli altri. Ripeto, tuttavia, che il nodo da sciogliere non è tanto sulla persona quanto sul programma: se ci sarà un programma condiviso si troverà certamente anche un candidato condiviso.

Roberti: «Non ritiro la candidatura, l’arrivo di Dipiazza mi stimola»
Foto Bruni 31.01.2015 Pierpaolo Roberti

L'ultima volta, nel 2011, lei designò a candidato sindaco un altro Roberto, Roberto Antonione (ora Trieste Popolare), che perse le elezioni con Cosolini e poi lasciò Forza Italia aprendo le porte al governo di Mario Monti. Un errore di valutazione?

Credo che un errore di valutazione ci sia stato da parte di tutti coloro che hanno contribuito alla caduta dell'ultimo governo eletto dal popolo. Si sono fatti convincere da qualcuno molto in alto che un governo "tecnico" avrebbe risollevato le sorti dell'Italia. Così non è stato. Al contrario quel "quiet coup d'état", come l'ha definito un importante giurista tedesco, ha avuto esiti catastrofici: oggi siamo in una vera e grave emergenza democratica col terzo governo consecutivo non eletto dal popolo.

Che giudizio dà della giunta di centrosinistra guidata da Roberto Cosolini?

Non vivo a Trieste. Posso solo dire che da più fonti, e non solo politiche, mi è stato riferito che i cittadini di Trieste esprimono in larga misura un giudizio negativo sull'esperienza dell'attuale sindaco.

Cosa serve per il rilancio di Trieste? Bisogna puntare sul porto?

Ci sono delle statistiche oggettive in base alle quali risulta che chi ha gestito lo scalo fino a marzo di quest’anno (unica donna in Italia a presiedere una Authority portuale) ha portato il porto di Trieste in testa alle classifiche nazionali per volume di traffici.

E per l’istituzione della città metropolitana?

In base alle leggi attuali, di fatto la città metropolitana rappresenterebbe null’altro che la vecchia provincia di Trieste. Quindi un ente che si affiancherebbe alle Unioni territoriali intercomunali e alle Province tuttora esistenti. Non ci vedo alcuna semplificazione e ottimizzazione delle risorse. Ma tornando al rilancio di Trieste, l'attenzione deve esser posta sia alla piattaforma logistica, voluta dal mio governo, sia alle prerogative del Porto franco. Facendo sempre attenzione alla concorrenza che viene dalla Slovenia. Per questo si deve pensare ad una fiscalità di vantaggio che consenta alle imprese e a certi segmenti commerciali di competere con le realtà d'oltreconfine.

Come va affrontata la questione ambientale legata alla Ferriera di Servola?

Il prossimo sindaco non potrà più rimandare la soluzione di questo problema che incide sulla vita di molti cittadini di Trieste e al quale la politica in passato non è riuscita a dare una risposta convincente. La salute dei cittadini è un bene primario da tutelare, eppure, così mi viene riferito da fonti mediche, la riforma sanitaria attuata dalla Regione ha portato a non pochi disagi e ad un abbassamento della qualità dei servizi.

Il leader della Lega Matteo Salvini ha lanciato il capogruppo alla Camera Massimiliano Fedriga per la guida della Regione. Forza Italia potrebbe essere d'accordo?

C'è il precedente di Alessandra Guerra che non fu proprio un trionfo... Ogni epoca ha la sua soluzione. Oggi mi pare prematuro parlare di elezioni regionali anticipando un confronto sulle candidature che andrà fatto a tempo debito e non due anni prima. Anche se ci sono tutti i presupposti per mandare a casa chi sta gestendo molto male le risorse regionali.

Che giudizio dà sul doppio ruolo di Debora Serracchiani: governatrice del Friuli Venezia Giulia e vicesegrataria di Renzi al Pd?

Per il suo ruolo di governatrice non posso che riportare il giudizio negativo dei cittadini che amministra, mentre per quello di vicesegretaria ci si dovrebbe rivolgere a Renzi. Nel suo complesso, però, non mi pare che la classe dirigente del Partito democratico stia offrendo agli elettori uno spettacolo convincente tanto è vero che gli ultimi sondaggi dicono che i partiti del centrodestra, insieme, superano il Partito Democratico.

Cosa pensa davvero di Matteo Renzi?

Penso che sia la faccia nuova di una sinistra vecchia. Renzi usa un linguaggio moderno, ma quando agisce, si comporta come i vecchi professionisti della politica. Ha sommerso l'Italia di promesse e di annunci, ma fin qui di risultati concreti se ne sono visti pochi. D'altronde che opinione si può avere su un premier che - come i suoi recenti predecessori - non è stato scelto dal popolo ma si è affermato attraverso manovre di palazzo. Renzi non si è mai presentato alle elezioni, e il suo partito ha la maggioranza dei voti alla Camera solo per effetto di un premio di maggioranza che è stato dichiarato incostituzionale, mentre al Senato si regge sul sostegno di senatori eletti con il centrodestra che hanno tradito il mandato dei loro elettori.

Però con Renzi volevate fare la riforma costituzionale.

Non sono pentito di averci provato. L'Italia ha davvero bisogno di riforme, e per noi l'interesse nazionale viene sempre prima di quello di parte. Ma abbiamo rinunciato nel momento in cui abbiamo capito che Renzi non voleva le riforme, voleva assicurarsi un Parlamento su misura. La riforma elettorale, così come è stata fatta, e la riforma costituzionale, porteranno a un risultato paradossale: chi ottenesse il consenso del 30% dei votanti avrebbe in mano il paese. E poiché ormai un italiano su due non va a votare, questo significa che con il voto del solo 15% del totale degli italiani aventi diritto di voto si potrà governare il paese, e di fatto scegliere anche le più alte cariche di garanzia. Tutto ciò aggraverà l'emergenza democratica che denuncio da tempo. In nessun paese dell'Occidente c'è una situazione simile, in cui la maggioranza ha in mano tutti gli organi di garanzia, dal Quirinale alla Corte Costituzionale, mentre il leader di una delle maggiori forze di opposizione è stato illegittimamente cacciato dal Parlamento. Un tempo si sarebbe parlato di situazione sudamericana, oggi gli stati del Sud America hanno condizioni di certezza democratica ben superiori alle nostre.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo