Silvia Paoletti prima presidente donna del Consiglio comunale di Gorizia: «Orgogliosa del risultato»
Cinque anni fa ci vollero mesi per trovare un nome condiviso: «Il Consiglio ha bisogno di affrontare le discussioni con serenità. La nomina è la testimonianza della forza e della coesione
dell’intero centrodestra»
GORIZIA Silvia Paoletti, lei è la prima donna eletta presidente del Consiglio comunale di Gorizia.
Chissà, forse era destino, visto che sono stata anche la prima donna presidente delle Acli provinciali di Gorizia. Ad ogni modo, è senza dubbio un qualcosa di molto significativo per me.
Alla prima esperienza in aula e poche settimane dopo la sua elezione in Consiglio comunale, si trova a guidarlo. Che effetto fa?
È una grande responsabilità. Sono certamente molto felice e orgogliosa, ma la responsabilità che avverto, così come l’impegno che sento di dover mettere in questo ruolo sono superiori alla semplice soddisfazione. Dovrò guidare un Consiglio che ha la necessità di tenere la barra dritta, ma che ha anche bisogno di serenità, elemento fondamentale a mio parere per poter comprendere bene e approfondire senza motivi di distrazione gli argomenti che l’aula di volta in volta si trova ad affrontare.
Serenità che, diciamolo chiaramente, negli ultimi anni è un po’ mancata…
È corretto che io parli solo di ciò che conosco direttamente, e sono appena arrivata. Certo già la prima seduta non ha esattamente brillato dal punto di vista della pacatezza e della tranquillità, ma sono certa che potremo lavorare in modo proficuo tutti insieme, bisogna pensare al bene comune della città.
Intanto la maggioranza che si era frammentata nel primo mandato Ziberna ha dato segnali di maggiore compattezza, a partire proprio dall’elezione del presidente del Consiglio, che l’ultima volta aveva richiesto molto più tempo e fatica.
Sì, ritengo che questo sia un bel segnale di una maggioranza forte e coesa, che condivide il programma elettorale. Siamo partiti con il piede giusto.
Come ha vissuto queste ultime settimane? C’erano state voci su possibili altre candidature, e sulla scelta del presidente come cura di possibili “mal di pancia” in seno al ricompattato centrodestra.
Il mio nome è stato fatto direttamente dal sindaco Ziberna, quindi ritengo fosse frutto di un confronto e un accordo condiviso dalla coalizione E ad ogni modo è un qualcosa di normale che all’interno della squadra di governo ci fosse un qualche ruolo per tutte le componenti del centrodestra. L’Udc, al quale appartengo, ha fatto un grande lavoro in campagna elettorale, contribuendo con le altre forze al risultato della coalizione.
Dell’Udc peraltro (pur passato poi alla Lega) era anche il suo predecessore, Luca Cagliari…
E non è necessariamente un caso, perché l’Udc è una forza politica che da sempre guarda al dialogo, che vuol essere elemento di equilibrio per l’assise.
È già riuscita a calarsi completamente nel nuovo ruolo?
Non arrivo impreparata, ma al tempo stesso per me queste saranno settimane di approfondimento, perché devo conoscere a fondo il mio compito e la macchina comunale, essendo determinata a svolgere bene l’impegno che mi è stato affidato.
Pensa che la sua lunga esperienza nell’associazionismo la aiuterà in questo?
Senza dubbio: del resto presiedere il consiglio provinciale delle Acli ha rappresentato una scuola importante. Parliamo di un’associazione, ma un’associazione articolata e rilevante. Anche le sue riunioni non sempre sono semplici e tranquille, e anche per la buona crescita associativa serve mantenere quell’equilibrio che servirà nell’assemblea civica. Credo che il buon senso e il rispetto reciproco siano le chiavi di tutto.
E come le sembra allora il Consiglio comunale che ora presiede?
Sono ottimista, anche perché, soprattutto tra i banchi della nostra maggioranza ma anche tra quelli dell’opposizione, ci sono tanti volti nuovi, e anche giovani. Questo porta energie positive, voglia di spendersi. Poi la nutrita presenza di donne rappresenta un valore aggiunto dal mio punto di vista, offre la possibilità di vedere e fare politica da una prospettiva differente.
Riproduzione riservata © Il Piccolo