Silos di Trieste libero e sorvegliato: migranti trasferiti in altre regioni del Nord

Lo sgombero delle forze dell’ordine assieme a Protezione civile, Asugi e Unchr. Individuate 165 persone ma solo una parte aveva dormito dentro la struttura
Laura Tonero Francesco Codagnone
Nel fotoservizio di Massimo Silvano, i momenti dell’operazione di sgombero
Nel fotoservizio di Massimo Silvano, i momenti dell’operazione di sgombero

TRIESTE. L’ultimo migrante è stato accompagnato fuori dal Silos alle 9.20 di venerdì mattina. Da quel momento il magazzino è definitivamente vuoto e nel silenzio non rimangono che tende e scarpe abbandonate, testimonianze del passaggio di migliaia di profughi della Rotta balcanica. L’immobile di proprietà di Coop Alleanza 3.0 è stato sgomberato. I suoi ingressi chiusi e messi sotto sorveglianza, dando così esecuzione all’ordinanza firmata dal sindaco Roberto Dipiazza. I richiedenti asilo sono stati trasferiti in altre regione del Nord.

L’INIZIO DELL’OPERAZIONE

Il fumo in uscita dal capannone Foto Katia Bonaventura
Il fumo in uscita dal capannone Foto Katia Bonaventura

La zona attorno al vecchio magazzino era monitorata già dalle prime luci dell’alba. Alcuni aderenti a Linea d’Ombra, intorno alle 7, hanno raggiunto i migranti che avevano passato la notte all’interno del Silos. I mezzi e il personale della Questura si sono andati man mano rinforzando, senza però far ricorso a mezzi blindati o a tenute antisommossa. Questo per definire il perimetro dell’operazione di sgombero – coordinata dalla Prefettura, presente con 4 operatori – che non ha richiesto azioni di forza, né registrato attimi di tensione, e nei fatti ha accompagnato le persone che dormivano tra topi e fango verso una condizione meno rischiosa, anche dal punto di vista sanitario. Dopo che alla testa del Silos sono stati allestiti i gazebo utili ad avviare le procedure e un mezzo del 118 ha raggiunto l’area, la Polizia alle 8 ha fatto ingresso nel magazzino diroccato.

LE FORZE IN CAMPO

A dirigere l’operazione è stato il vice questore Massimiliano Ortolan. Il personale della Questura era affiancato da quello della Polizia locale – sul posto anche il comandante Walter Milocchi – dei Carabinieri e della Guardia di finanza. Nelle diverse fasi sono intervenuti anche i Vigili del fuoco, operatori di Asugi, della Protezione civile e di Unhcr. In tutto 210 persone, di cui 170 delle forze dell’ordine. Alla fine della giornata il prefetto Pietro Signoriello ha ringraziato «il Questore e tutte le Forze di polizia per la sapiente e accorta opera di coordinamento tecnico delle operazioni. Il mio apprezzamento a tutti gli operatori per l’impegno e la professionalità dimostrata». Il Silos è stato sgomberato in un’ora e venti: un’operazione complessa, poiché «quell’immobile non è del Comune e le difficoltà erano oggettive, ma poi tutti abbiamo remato nella stessa direzione e la soluzione si è trovata», dichiarerà quindi il sindaco, soddisfatto per la riuscita dell’intervento, evidenziato anche dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi sui propri canali social.

L’ULTIMA NOTTE

Le forze dell’ordine hanno individuato 165 migranti, di cui 144 in possesso dei requisiti per accedere all’accoglienza e 21 che hanno manifestato comunque l’intento di richiedere protezione internazionale. Ma solo parte di loro aveva trascorso la notte nel Silos, in attesa. Molti altri avevano invece dormito in altri alloggi di fortuna o in piazza Libertà, avvolti da teli termici. Come Faizan Sattar, arrivato in città appena la sera prima assieme ad altri quattro ragazzi, esausti e sfiniti dopo un cammino di otto mesi dal Pakistan. «Abbiamo bisogno di un posto in cui stare, una merendina, una maglietta pulita», chiedeva ieri mattina il migrante, unendosi a chi era in fila proprio per essere soccorso e trasferito altrove. Tra loro c’era anche un gruppo di nepalesi, rintracciati solo pochi giorni prima a bordo dell’auto di un passeur.

LA PROCEDURA

I migranti sono usciti dal magazzino in fila indiana, trascinando con sé trolley, zaini, sacchi dell’immondizia contenenti i loro pochi averi. Le forze dell’ordine li hanno quindi accompagnati in piccoli gruppi sul retro del Silos, ai gazebo montati per dare una prima assistenza e a sbrigare le pratiche burocratiche iniziali, dividendoli a seconda del loro status giuridico. Tutti hanno ricevuto un pasto dalla Caritas e sono stati visitati dal personale dell’Azienda sanitaria al triage. «Stanno tutti bene, non abbiamo evidenziato né segni, né sintomi particolari», fa sapere la dottoressa Ariella Breda, dirigente Igiene e sanità pubblica di Asugi.

L’ASSISTENZA

Nel retro del magazzino c’era l’umanità di un centinaio di ragazzi dai vestiti sporchi e i volti sparuti, ma in massima misura sollevati di entrare nel circuito di accoglienza ed essere trasferiti verso mete più dignitose. «Mi hanno raccontato che dove andremo ci daranno un letto e i pasti», dice Mohammed, afghano appena maggiorenne, che per tre mesi ha diviso una tenda putrida con altri tre ragazzi tra ratti e sporcizia. «Era assolutamente inaccettabile», commenta Filippo Ungaro, portavoce di Unhcr Italia, presente per «garantire che siano rispettati i diritti di tutti e tutte le informazioni necessarie», offrendo ai profughi mediazione linguistica, bottigliette d’acqua fresca. Anche solo un minimo di distrazione, una parola di rassicurazione, un mazzo di carte.

LA BLINDATURA

I migranti che dovevano ancora avviare le pratiche di richiesta asilo e quelli con situazioni più complesse sono stati poi trasferiti negli spazi della Polmare. A quel punto il Silos e l’area circostante sono stati riconsegnati nelle mani di Coop Alleanza 3.0, che attraverso dei suoi rappresentanti era presente in via Flavio Gioia già all’avvio dell’operazione di sgombero. Nel pomeriggio gli operai incaricati hanno provveduto a sistemare le reti e a posizionare su tutto il perimetro del Silos dei teloni verdi. La zona verrà sorvegliata anche dalle guardie giurate di un istituto privato di vigilanza.

IL TRASFERIMENTO

L’operazione è terminata nel pomeriggio, quando gli ultimi migranti sono saliti sui pullman che fin dal mattino li hanno attesi parcheggiati al Generali Convention Center, per poi essere trasferiti in centri d’accoglienza nel Nord Italia. E adesso? I migranti continueranno ad attraversare le gole dei Balcani, tanto più con il caldo estivo. «Il loro destino è incerto», diceva ieri il presidente di Ics Gianfranco Schiavone. Molti di loro, prevede, finiranno per dormire sui marciapiedi, davanti alla stazione, per poi proseguire il proprio cammino verso l’Europa. Chi invece vorrà restare e fare richiesta di asilo sarà trasferito all’ex Ostello scout di Campo Sacro: un’ottantina di posti, che raddoppieranno solo grazie ai 12 moduli abitativi-container che i volontari di Unhcr monteranno nel terreno vivo.

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