Sigilli all’ex capannone nella Caffaro di Torviscosa

Sigilli all’ex capannone dell’ex solfato ammonico nello stabilimento delle Industrie Caffaro di Torviscosa: a metterli è stata, nel pomeriggio del 29 maggio, la Guardia di finanza che ha effettuato il controllo. A confermare l’accaduto il sindaco Roberto Fasan, il quale spiega che «il controllo è scattato dopo una denuncia presentata in Procura». Sulla vicenda il consigliere Mareno Settimo ha presentato un’interrogazione al sindaco, inviandola per conoscenza al Prefetto di Udine e al Ministro dell’Ambiente a Roma.
Come spiega Settimo, «questo grande capannone, oggi gestito dalla Caffaro Industrie è facilmente distinguibile per la sua atipica struttura paraboloide; ha una superficie coperta di oltre 2 mila metri quadrati e fino al settembre 1999 era utilizzato come deposito del solfato ammonico, sottoprodotto del caprolattame. Dalle informazioni raccolte sembra che, nel corso degli anni, all’interno del grande spazio coperto siano stati depositati, in tempi successivi, decine e decine di fusti, cisterne di plastica e grandi sacchi di residui industriali: sulla quantità, sulla tipologia e sulle modalità di conservazione dei rifiuti pare siano state sollevate notevoli perplessità e da lì i sigilli e il sequestro». Il consigliere comunale ricorda che il capannone dell’ex solfato ammonico è vicinissimo alle Case Gialle (circa 200 metri) e alle Colombaie (circa 300 metri) e che le abitazioni del villaggio operaio si trovano sotto vento rispetto al “deposito” stesso. «In qualità di consigliere comunale, a fronte di questo – afferma – ho chiesto di sapere se tra i materiali ancora conservati all’interno del capannone ci siano anche rifiuti infiammabili e se il capannone sia stato dotato delle strutture antincendio previste per queste attività. Infine se effettivamente in quel sito i materiali siano stati depositati nel corso di più anni, com’è possibile che nessuna autorità pubblica e nessun ente istituzionale addetto ai controlli si sia accorto di quanto stava succedendo. Tra l’altro solo tre anni or sono la fabbrica è stata visitata dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti».—
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