Sigaretta elettronica, no nei locali pubblici

Il parere del Consiglio superiore della sanità: «Imporre il divieto in uffici, bar, ristoranti e scuole»
Un momento della presentazione della prima sigaretta elettronica "Made in Italy", 03 giugno 2013 a Torino. ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO
Un momento della presentazione della prima sigaretta elettronica "Made in Italy", 03 giugno 2013 a Torino. ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO

ROMA. Le sigarette elettroniche all'acqua, nicotina e aromi, diventano per la legge come le bionde in carta e tabacco: vanno bandite dai luoghi pubblici. In Francia lo sono già, in Italia potrebbero esserlo presto visto che ieri il Consiglio superiore di sanità ha fornito il suo parere, non vincolante ma negativo, al ministero della Salute. Via le e-cigarette da uffici pubblici, ristoranti, bar e soprattutto dalle scuole, suggeriscono gli esperti del Css sostenendo che equivale comunque a fumare delle sigarette, quindi vanno adottate le stesse misure applicate per il tabacco. Non solo, l'organo consultivo della Salute consiglia anche al ministro, Beatrice Lorenzin, di prendere precauzioni per l'utilizzo delle e-cig tra i più giovani e le categorie a rischio, come le donne incinta.

«Serve una regolamentazione e ora arriverà - assicura Roberta Pacifici, direttore dell'Osservatorio fumo dell'Istituto superiore di sanità - è necessaria e, del resto, tutti hanno chiesto che ci fosse, perfino i produttori delle e-cig». Il responso del Css, atteso dalla stessa Lorenzin, risoluta a «contrastare la dipendenza dal fumo», segue di una manciata di giorni le decisioni prese Oltralpe dal ministro della Sanità Marisol Touraine. Dopo l'arrivo sul tavolo della ministra francese di uno studio sulle sigarette elettroniche condotto da un professore di pneumologia, Bertrand Dautzenberg, che solleva il dubbio sulla loro innocuità e sicurezza, è scattato il divieto di "svapare" nei luoghi pubblici, divieto seguito da un sistema di autorizzazioni per la vendita.

Perché, secondo l'esperto dell'Università Pierre et Marie Curie di Parigi, se è vero che l'e-cig può aiutare a smettere di fumare, il suo libero utilizzo può invece incoraggiare il consumo. Ai dubbi sollevati in Francia dal professore, si rifà il Codacons che ha chiesto ai ministeri di Salute e Sviluppo Economico di analizzare i liquidi contenuti nelle sigarette elettroniche. «La comunità scientifica non ha ancora raggiunto risultati certi che possano affermarne con sicurezza l'assoluta non nocività - spiega il presidente Carlo Rienzi - Quindi, intanto, basterà applicare le norme vigenti, compresa la legge Sirchia, così da far valere il divieto nei luoghi pubblici». D'accordo con la decisione del Css anche il direttore dell'Istituto di Ricerche farmacologiche Mario Neri, Silvio Garattini, «perché - spiega - non ci sono dati controllati con test scientifici che permettano di stabilire se la sigaretta elettronica sia in grado di disintossicare dall'abuso del tabacco». Ma quanti italiani "svapano"? 500mila, secondo un'indagine Iss-Doxa, ma solo il 10 per cento ha smesso di fumare. (a.d'a.)

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