Sicurezza in zona stazione «L’alcol il vero problema»

Preoccupazione dopo la violenza sessuale nel park Silos. Comune e volontari di San Martino al Campo: «Situazione difficile ma continuamente monitorata»
Di Ferdinando Viola
Foto BRUNI TRieste 28 08 10 La Polfer ferma alcuni mendicanti
Foto BRUNI TRieste 28 08 10 La Polfer ferma alcuni mendicanti

Allarme sicurezza nella zona della stazione ferroviaria? Non più di altri quartieri della città. Anche se la vicenda della violenza sessuale dei giorni scorsi ha suscitato sgomento tra i residenti, i tanti che frequentano la stazione o hanno l’auto parcheggiata al Silos. Il Comune di Trieste e i volontari della Comunità di San Martino presenti in quella zona tutti i giorni assicurano che la situazione è difficile ma non pericolosa. Ma sul Silos arrivano testimonianze, non certo rassicuranti, di chi ha lì l’auto: le uscite di sicurezza - raccontano - a cominciare dal terzo piano del parcheggio, sul lato verso via Flavio Gioia, erano fino a poco tempo fa occupate da letti e brandine che restavano sempre pronti all'uso. Ora restano solo molte bottiglie d'acqua raccolte a terra, a testimonianza che evidentemente durante la notte il posto continua ad essere utilizzato come dormitorio.

Non c’è dubbio che il degrado di alcune particolari aree si sia intensificato negli ultimi tempi, dovuto anche al gran numero dei senza fissa dimora che si aggirano attorno alla stazione: qualche italiano che ha deciso di vivere da barbone e molti extracomunitari che provengono soprattutto dall’Est Europa. «Ma si tratta di persone non pericolose - sottolinea Mirian Kornfeind, coordinatrice della Comunità di San Martino -. Il problema vero è l’alcol. Spesso sono ubriache e come tutte le persone in questo stato possono creare problemi. I volontari della nostra associazione non si sono mai trovati di fronte a situazioni, diciamo, difficili; qualche aggressione verbale, la ressa alla distribuzione dei panini, ma niente di più anche perché vanno sempre in gruppo di tre o quattro e sono bene addestrati per rispondere a qualsiasi problematica».

La Comunità di San Martino dal dicembre 2003, per cinque sere alla settimana (intorno alle 18.30), distribuisce panini e bibite (soprattutto the) alle persone senza fissa dimora che trascorrono buona parte del loro tempo nei paraggi di piazza della Libertà. Questo servizio, gestito da volontari, svolge una funzione di “ponte” per l’accesso sia al dormitorio di via Udine e sia al Centro diurno, che si trovano a pochi passi dalla stazione ferroviaria, sia al servizio di prima accoglienza che viene svolto nella sede di via Gregorutti.

«Quando abbiamo cominciato questo servizio, alla distribuzione dei panini e del the - aggiunge Mirian Kornfeind - si contavano 10-12 persone; oggi sono una sessantina e l’età media è di 40 anni, quasi tutte straniere anche se non manca qualche italiano. La distribuzione di vivande è funzionale a instaurare un rapporto con queste persone, spesso refrattarie a stringere relazioni con gli estranei, per poter accogliere gli sfoghi sulle loro difficoltà di vita e per provare, dove si intravede uno spiraglio, a proporre delle soluzioni alternative alle giornate trascorse sulle panchine».

Nessun allarme neppure dal Comune di Trieste. «L’area di largo Città di Santos-stazione delle autocorriere è costantemente controllata da parte del personale di Polizia locale, il nucleo interventi speciali», afferma il vicesindaco e assessore alla Sicurezza e alla Polizia urbana, Fabiana Martini. Che aggiunge: «L’Autorità portuale, l’amministrazione della Sala Tripcovich e i gestori del Silos, Saba Italia, su sollecito della Polizia locale sono intervenuti per migliorare le strutture e la segnaletica di largo Santos. Il pattugliamento ha eliminato di fatto i bivacchi esterni. Non si può dire altrettanto per l’interno della stazione delle autocorriere che però manca di un servizio privato di guardia».

«Ma torno a ripetere - conclude la vicesindaco - nessun allarme sicurezza per le migliaia di persone che transitano ogni giorno in quelle zone e neppure per chi ci lavora o ci vive abitualmente».

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