Siccità all’isola della Cona e gli animali ora sloggiano

Tutte le specie della fauna selvatica si spostano verso la foce dell’Isonzo e il mare Il direttore Perco: «In futuro dovremo recuperare acqua con l’aiuto delle pompe»
Bonaventura Monfalcone-27.06.2017 Isola della Cona-Staranzano-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-27.06.2017 Isola della Cona-Staranzano-foto di Katia Bonaventura

L'isola della Cona ha sete. La siccità che affligge tutto il territorio nazionale si fa sentire anche alla Riserva naturale regionale della Foce Isonzo, area protetta molto frequentata dai visitatori. Piove poco, ci sono solo brevi e intensi temporali e le aree antistanti il centro visite e l’osservatorio della Marinetta rimangono praticamente all’asciutto. E allora la vita giornaliera della fauna selvatica si sposta più avanti.

Alla Foce verso il mare, infatti, c’è molta più vita. In questi giorni sono presenti alcune migliaia di uccelli tra cui, oltre mille cigni, poi beccapesci inanellati, averle piccole, cormorani, marangoni minore e dal ciuffo. Non c’è ancora emergenza, assicurano gli esperti della Sbic (Stazione biologica della Cona), ma la situazione deve essere sempre monitorata e tenuta sotto controllo. È tornata normale, nonostante sia tornato il solleone dopo l’acquazzone di ieri che ha dato un respiro di sollievo.

Fino alla scorsa settimana l’Isonzo aveva abbastanza acqua, era in condizioni discrete per cui se le piogge altalenanti continuano la situazione potrebbe essere in via di recupero. Tuttavia la prolungata siccità potrebbe comportare una serie di problemi alla fauna selvatica.

«Gli uccelli – spiega il faunistico Matteo De Luca – vanno verso la foce perché il fiume nell’ultima parte ha come caratteristica di essere dolce in superficie e salato in profondità. Quindi la disponibilità di acqua dolce di qualche centimetro c’è sempre, è garantito per tutte le funzioni necessarie.

Ci sono poi alcune aree che si asciugano – afferma De Luca – determinando una perdita di habitat per alcune specie, per esempio i limicoli che hanno le all’interno dei ripristini ora molto ridotte. Nell’ottica di questi cambiamenti climatici a lungo periodo questo problema dovrà essere risolto. Stiamo ragionando – aggiunge De Luca – per la possibilità di posizionare in futuro alcune pompe che funzionano a energia solare, molto indicate dal punto di vista ecologico (è impensabile mettere un generatore a gasolio), pensando poi di recuperare non più una risorsa idrica pregiata come quella che abbiamo nelle falde, ma per allagare i ripristini, recuperare l’acqua superficiale dell’Isonzo che è a portata di mano».

Di questo fenomeno che ha colpito localmente la Riserva più degli altri anni come quasi tutto il territorio nazionale, fa il punto della situazione il direttore della Sbic, Fabio Perco. «Con la siccità che continua senza fermarsi, gli stagni tendono a evaporare e ad asciugarsi, nonostante potremmo accettare questo fenomeno solo in parte. Ma non si possono superare certi limiti. In futuro per situazioni simili dovremmo recuperare l’acqua con una pompa. Il fatto che si asciughino certe zone è positivo dal punto di vista biologico – aggiunge – però che si prosciughi tutto contemporaneamente non va bene, perché ovviamente gli animali hanno bisogno di acqua come le persone».

La prolungata siccità con la scarsità di acqua dell’Isonzo, potrebbe comportare anche qualche difficoltà alla flora che si trova nella Riserva. «Se dovesse perdurare questa situazione – spiega il naturalista Pier Paolo Merluzzi – subentrano altri fenomeni dal punto di vista della vegetazione perché il fiume diventa più salato. In questo modo potrebbe danneggiare i rimboschimenti che sono stati realizzati e mettere in difficoltà le zone di bosco perché il sale diventa a portata delle radici. Tuttavia non c’è alcun allarme di questo genere e al momento siamo lontanissimi da questa situazione. L’importante è monitorare».

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