«Siamo in un circolo virtuoso, alla ribalta c’è anche Servola»

ROMA. La faccia è rimasta tirata per settimane, tra il rischio che l’intesa saltasse davanti alle tensioni diplomatiche e il fastidio per l’opposizione di segmenti locali del mondo produttivo e politico. Ma ora Zeno D’Agostino gongola davanti alla firma del memorandum con Cccc: un accordo che il presidente dell’Autorità portuale assicura avrà importanti ricadute sull’export regionale e sul tessuto triestino, dove si fa concreto l’avvio di una trattativa per la cessione della Ferriera, che potrebbe essere forse il vero non detto dell’accordo.
La firma cambia la storia di Trieste o se ne sta sopravvalutando l’effetto?
La firma di oggi (ieri, ndr) è pesante, ma siamo noi ad aver creato il nostro futuro. Oggi Trieste è un brand importante e Cccc vuole far parte del suo sviluppo. Siamo entrati in un circolo virtuoso e ognuno vuole esserci. Lunedì abbiamo firmato con le ferrovie austriache. Attiriamo flussi e investitori.
Ora comincia la vera sfida: come si fa a non subire i cinesi?
Qui nessuno è forte abbastanza per imporci le cose. Più investitori privati sono interessati a un porto e più aumenta la forza del pubblico, non il contrario. E noi suscitiamo grande interesse. Inoltre ci sono le norme nazionali e comunitarie che garantiscono uno sviluppo corretto, impedendo di vendere i moli, che si danno solo in concessione.
Ha temuto potesse saltare tutto?
Quando il memorandum Italia-Cina è stato messo in discussione. Sarebbe caduto il resto.
Qual è il senso di Trihub?
Capisco le critiche su quello che stiamo facendo, i timori di alcuni settori produttivi rispetto al fatto che il porto possa modificare gli assetti competitivi del territorio. Ma qui c’è una sfida logistica funzionale all’export dei nostri prodotti verso la Cina e c’è già stato un incontro proficuo su questo. Sull’export la sfida è condivisa con Cccc: i cinesi non scrivono niente per caso.
A che incontro si riferisce?
Dopo la firma abbiamo iniziato a definire le mosse per i prossimi novanta giorni. Apposite squadre lavoreranno su ciascuno dei tre punti dell’accordo, incluso quello sulla nostra presenza in Cina.
Qui cosa succederà intanto?
Abbiamo portato alla ribalta mondiale Servola e Aquilinia. Si parte da qui e potrà esserci dell’altro: Cccc è interessata a qualsiasi investimento potenzi il sistema Trieste-Monfalcone.
Si parla di un intervento da venti milioni…
Anche di più. Pensi a quanto costano i terreni di Servola.
Quelli di proprietà del Gruppo Arvedi?
Appunto. Ma non mi permetto di fare cifre. Sono cose che valuteremo.
Si è davvero cominciato a parlare di Ferriera?
Per uno sviluppo del piano regolatore portuale serve un’infrastruttura ferroviaria importante e bisogna ragionare su aree che al momento non fanno parte dello sviluppo del porto. Ma voglio essere serio e non andare oltre: serve la disponibilità dei cinesi.
Pensavamo a un accordo sui moli e lei ne fa uno sui treni…
Puntiamo a organizzare la logistica in uscita dal porto: più treni ci sono e più le compagnie marittime vogliono venire. Un porto serio non è collegato via camion.
I cinesi cosa ci guadagnano da Trihub?
Non avranno una gestione della logistica, ma una redditività. I binari di Aquilinia sorgono ad esempio su terreni privati dell’ex Ezit: se qualcuno li mette a posto può richiedere un canone per l’utilizzo.
Cosa farà l’Autorità portuale in Slovacchia?
Parteciperemo alla proprietà di una grande piattaforma logistica, di riferimento per i nostri traffici. Abbiamo già molti treni che vanno in Slovacchia, dove si prevede importante sviluppo. Cccc ci permette di entrare come partner nell’operazione.
E cosa si potrà fare in Cina?
L’ipotesi è sviluppare piattaforme logistiche utili ai nostri flussi di merci diretti in Cina. La nostra mancanza di competitività deriva dal non aver mai organizzato la catena logistica da qui all’Asia. Noi ce ne vogliamo assumere la responsabilità.
Alcuni giornali scrivono che Cosco vorrebbe investire un miliardo nel porto. Fake news?
Fantasie totalmente campate in aria.
Come vanno le trattative di China Merchants per la Piattaforma logistica? E per l’allungamento del Molo VII vedremo arrivare un consorzio con dietro Cccc?
Sono cose portate avanti dai privati. Adesso godiamoci il successo del memorandum.
I cinesi hanno manifestato interesse per fare manifattura in porto franco?
A dir la verità no. Ci siamo concentrati sulle procedure di esportazione dei prodotti, parlando soprattutto di piattaforme in Cina. Spero di portare presto a casa notizie positive.
Cosa risponde a chi teme un porto basato su manodopera cinese a basso costo?
Il lavoro in porto è in mano pubblica e la mano è salda.
La presidente di Confindustria Udine Mareschi Danieli invitava a non firmare: parlava di assenza di una cornice Ue ma la sua azienda ha stretto a sua volta un accordo…
Noi ci mettiamo i paraocchi e lavoriamo. Quello che fanno gli altri non ci interessa.
Resterà a Trieste o la vedremo manager di qualche colosso cinese?
Mi sarebbe proibito per legge. Sono costretto a stare a Trieste (sorride). —
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