«Siamo al ridicolo: vietano persino di mangiare snack alla scrivania»
TRIESTE «È un sistema in qualche caso vessatorio. Con la conseguenza di rendere insofferenti i lavoratori e di non risolvere i problemi». Un dipendente racconta il disagio di Palazzo. Non nomina il direttore centrale della Funzione pubblica Francesco Forte, ma il riferimento è a lui. E alle sue circolari. Una di queste spiega che, dal punto di vista della Regione, i locali dell’amministrazione non sono adeguati al consumo dei pasti.
Non vi fanno mangiare lo snack sulla scrivania?
No. Tanto meno appoggiare la bottiglietta d’acqua sul tavolo. Mi pare davvero eccessivo.
Evidentemente non vogliono che perdiate tempo.
Legittimo. Ma quando si consuma un pasto veloce si riesce comunque a lavorare. Si consulta Internet, si sfogliano documenti, si studia qualche pratica.
E alla macchinetta del caffè?
Stesso ragionamento. Ci hanno invitati a starci il meno possibile. Però anche in questo caso credo contino i risultati che produciamo, non un minuto in più o in meno di pausa.
Vi sentite in prigione?
Diciamo che si sono fissate delle regole di comportamento che nulla c’entrano con l’obiettivo: far lavorare meglio. In questo modo lavoriamo peggio. Di sicuro più scontenti.
Nei palazzi della giunta c’è pure il controllo ai tornelli. Come vanno le cose?
Anche in questo caso l’operazione è controproducente. Perché si è creata una situazione di disparità tra i dipendenti. A qualcuno, e non sappiamo ancora perché, è stato infatti concesso un badge anonimo che consente l’uscita senza verifica degli orari. Al contrario, chi non ha il badge è costretto a presentare a ogni uscita una nota giustificativa anche quando, come accade a Udine, è chiamato a spostarsi per necessità di lavoro in un’area diversa del palazzo. E poi, diciamoci la verità, chi vuole fare il furbetto trova comunque una scorciatoia, a scapito di quelli - e sono la maggioranza - che rispettano orari e lavoro. Così invece passa il messaggio che nella pubblica amministrazione sono tutti fannulloni
E straordinari e buoni pasti non pagati?
L’arretrato di un paio di mesi c’è. Niente di gravissimo, perché i soldi arriveranno. Ma pure questo è un esempio di come al personale si pensa in maniera un po’ distratta quando c’è da riconoscergli il lavoro fatto. Mentre, quando c’è da verificare come e quanto lavora, c’è sempre il pregiudizio del sospetto. —
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