Si va al voto per decidere sull’ingresso del crocifisso in aula

Ballaman e l’ufficio di presidenza si rimettono al parlamentino di piazza Oberdan
TRIESTE
Non ci sarà il crocifisso in aula nella seduta della prossima settimana. Ma il suo ingresso potrebbe semplicemente slittare di un mese. L’Ufficio di presidenza, alle prese con la proposta di esporre il simbolo religioso in Consiglio, ha deciso di lasciare la parola all’aula che martedì discuterà la mozione ad hoc già presentata dai consiglieri del Pdl Paolo Ciani, Piero Tononi, Paride Cargnelutti e Antonio Pedicini.


«Siamo di fronte a una scelta politica e non amministrativa – ha spiegato il presidente del Consiglio Edouard Ballaman – e quindi è stato deciso di attendere che l’aula si esprima, anche se l’Ufficio di presidenza aveva la possibilità di prendere una decisione». Il presidente ha rimarcato che «se finora non si è sentita la necessità di esporre il crocifisso, la sentenza della Corte Europea dei Diritti ha spinto a portare la questione sul tavolo. Non c’è nulla di più unificante del crocifisso per la nostra storia e le nostre tradizioni».


Soddisfatto della scelta dell’Ufficio di presidenza Ciani, presentatore della mozione che sarà discussa la prossima settimana: «Il crocifisso è il simbolo della nostra tradizione cristiana, che è presente nella vita di tutti i cittadini della regione a prescindere dal loro credo religioso e dalla libertà di culto che la costituzione italiana garantisce. Chiederemo ai 59 consiglieri di rimarcare con il proprio voto l’importanza che la nostra tradizione culturale attribuisce a questo simbolo importante per il Friuli Venezia Giulia e per l’Europa».


L’esposizione di un simbolo religioso nella sede di un’istituzione laica, aggiunge Ciani, «sarà giustificata per credenti e non credenti e assumerà un significato non discriminatorio sotto il profilo religioso, se il crocifisso è in grado di rappresentare e di richiamare in forma sintetica, immediatamente percettibile e intuibile, al pari di ogni simbolo, valori civilmente rilevanti che soggiacciono e ispirano il nostro ordine costituzionale». Contrario al crocifisso in aula il consigliere del Pd Franco Codega che definisce l’iniziativa «infantile, strumentale e ipocrita». Infantile, sostiene l’esponente dell’opposizione, «perché un’istituzione come il Consiglio regionale non prende una decisione solo per fare dispetto alla delibera di un'altra istituzione.


Strumentale perché lo scopo del gesto è di dichiarare una prossimità con la Chiesa e il mondo ecclesiale: fare del crocifisso uno strumento per aumentare il proprio consenso, è una profanazione dello stesso crocifisso. Ipocrita – conclude Codega - in quanto si afferma l’attaccamento a un simbolo materiale e ci si dimentica nella quotidianità di quei ”crocifissi viventi” che sono tutti i diseredati che vengono nelle nostre terre per poter sopravvivere».


(r.u.)
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