Si svela il progetto di via Sant’Anastasio a Trieste: l’ultimo capitolo di una storia di 27 anni
Oggi porte aperte al cantiere dell’ex sede postale: futuro residenziale. Un’operazione da 50 milioni, per metà firmata dall’imprenditore Tria
TRIESTE Lo chiamano “open door”, è la presentazione di quello che adesso è un cantiere e domani sarà un palazzo con 86 appartamenti, 100 posti auto, 120 cantine. Oggi dalle 10 alle 18 lo si potrà visitare in via Sant’Anastasio, dove una volta era un palazzo delle Poste, che è stato acquisito da tre imprenditori: Pompeo Tria (Fintria), Vincenzo Settimo (Edil impianti), Claudio Berlingerio (Nilos). Hanno impostato una riqualificazione che muoverà 50 milioni di euro. Verso le 17 si farà vivo anche il sindaco Dipiazza.
Tria rappresenta la metà di questa operazione: nell’immobiliare ha già esordito in strada per Basovizza e in via Vidali. Ogni anno investe nel settore dai 2 ai 3 milioni. Ma costruire case è solo l’ultimo capitolo di una singolare storia imprenditoriale che ha portato questo signore – nato nella tarantina Laterza 73 anni fa e venuto a Trieste per lavorare all’ex Grandi motori (oggi Wärtsilä) – dalla segreteria dei metalmeccanici Cisl fino all’altra parte della barricata.
Perché Tria, pur puntando a diversificare gli ambiti di azione, si occupa soprattutto di impianti tecnologici industriali, in frequente collaborazione con le grandi firme della manifattura triestina: ha iniziato nel 1995 con 5 dipendenti, adesso ne ha 200, senza contare gli “abituali” 150 dell’indotto. Ha deciso, avendo maturato una certa esperienza nelle strutture Ue della siderurgia e della cantieristica, di cambiare mestiere. Poi nel 2006 ha acquisito uno stabilimento in via Flavia, in precedenza sede triestina dell’Ansaldo, che si estende per 9.000 metri quadrati, di cui 5.000 coperti.
Quest’anno fatturerà 20 milioni di euro ma l’obiettivo è raggiungere quota 50 già nel 2025. La holding Fintria raccoglie e organizza le cinque controllate: la “veterana” Step impianti, Digital impianti, Step refrigeration, Step innovation, Sds. Tutte società a responsabilità limitata, tutte controllate al 100% dalla famiglia.
Nella sala riunioni Tria squaderna cifre e progetti, con la consulenza dei figli Anna e Paolo, alla presenza dell’amministratore delegato della Step Maurizio Bottazzi. Un numero lo inorgoglisce, quello relativo al portafoglio ordini: 60 milioni di euro a coprire il prossimo quadriennio. La metà è censibile: 12 milioni di refrigerazione, 6 su commesse Fincantieri, 6 di manutenzioni, 6 nel comparto energetico lavorando per Wärtsilä e Ansaldo. Sull’altra metà del futuro preferisce restare ancora coperto, per riservatezza nei confronti dei partner: ma assicura che quei contratti sono firmati.
Tra i lavori più recenti e più importanti gli garba ricordare il revamping della centrale elettrica nella Ferriera di Servola, su commessa della Gefs (gruppo Arvedi), e l’impiantistica nel complesso dell’ex Maddalena, realizzato dall’imprenditore veneziano Francesco Fracasso.
Un’attività di punta è la refrigerazione, soprattutto navale ma non solo, nella quale «siamo leader mondiali insieme ad altre due realtà industriali molto più grandi di noi», spiega Tria. Step applica un’innovativa tecnologia C02 “naturale” che sostituisce il gas Freon, ritenuto un agente sconsigliabile dal punto di vista ambientale. L’assemblaggio dell’impianto avviene direttamente a bordo della nave. «Siamo presenti con nostri cantieri in 52 nazioni – rifinisce Tria – e presto apriremo una sede a Miami, capitale della crocieristica». Un rammarico è che si fatica a trovare profili professionali di livello: «Cerchiamo ingegneri elettrici e meccanici, capi-reparto». Ritiene determinante l’attività di formazione e per questo annuncia la creazione di una “Academy” che prepari le giovani leve alla vita di fabbrica
Riproduzione riservata © Il Piccolo