Si finge donna su Fb, condannato a 4 mesi
Quattro mesi di condanna per essersi inventato l’identità (ovvero il profilo) di due ragazze “facili”. Questo per dimostrare, attraverso Facebook, che l’amante della moglie, dalla quale si stava separando, era disponibile a intrattenere rapporti con altre donne.
Un’esca che - sul piano pratico - ha funzionato. Ma che al protagonista di questa machiavellica e anche boccaccesca vicenda - F.B., 47 anni - è costata appunto una sentenza di condanna per il reato di sostituzione di persona a quattro mesi, oltre al pagamento di 3mila euro di danni e ovviamente delle spese processuali.
A pronunciare la sentenza è stato il giudice Massimo Tomassini. F.B. è stato difeso dall’avvocato Mario Conestabo. L’ex moglie è stata invece assistita dall’avvocato William Crivellari.
Il tranello ideato dal marito geloso era scattato nel gennaio del 2010. F. B., secondo le indagini coordinate dal pm Federico Frezza, aveva interrotto da poco tempo il proprio rapporto con la moglie e si stava avviando verso la separazione. Ma all’uomo questa situazione non è andata giù. Così, dopo aver scoperto l’identità dell’altro, l’uomo con il quale la moglie si era successivamente legata, ha inventato quella che avrebbe dovuto essere una micidiale trappola.
In effetti lo scopo di quella che è diventata una commedia degli equivoci era appunto di dimostrare che il rivale era sensibile anche alle altre donne. Che era quindi indegno della sua ex moglie. E che appunto non era per nulla vero che amava solo la donna da cui si era separato.
Così ha inventato di sana pianta due nomi: Stella M. e Natasha T. Con queste false identità elettroniche l’ex marito - indiscutibilmente roso dalla gelosia - ha aperto altrettanti account su Facebook, ottenendo in poco tempo l’amicizia del nuovo amico della moglie.
Con queste identità fittizie, secondo le indagini coordinate dal pm Frezza, F.B. ha iniziato una corrispondenza erotica con il nuovo compagno della moglie. Lo provocava e l’altro ci stava in una sorta di performance sessuale via web, comunque solo virtuale. Insomma, ad ogni clic su Facebook alzava la posta in gioco, con proposte sempre più piccanti, sempre più hard.
Ma non è finita qui. Perché la strategia dell’ex marito, così è emerso dalle indagini, non era servita solo per vendicare virtualmente la rabbia della separazione.
La sua era stata una vendetta studiata a tavolino. Che sarebbe dovuta servire per dimostrare all’ex moglie la poca affidabilità del suo compagno, dell’uomo per il quale lo aveva abbandonato interrompendo il matrimonio. Infatti, l’ex marito dapprima ha consegnato le stampate delle conversazioni hard all’ex moglie, poi le ha anche allegate agli atti relativi alla causa di separazione che è ancora in corso.
Ma quello che avrebbe dovuto essere un piano perfetto è stato smascherato. E l’artefice è finito nei guai.
L’ex moglie, infatti, subodorando che quei nomi di donne avvezze alla chat erotica fossero falsi, ha sporto querela. In breve gli investigatori hanno scoperto che Stella e Natasha altre non erano che l’ex marito.
Da qui inevitabile l’apertura di un procedimento avviato dal pm Federico Frezza per l’accusa, come detto, di sostituzione di persona. La sentenza di condanna, pronunciata dal giudice Massimo Tomassini, ha dimostrato che sostituirsi su Facebook è un reato.
Su questo tema dei mariti gelosi e vendicativi la cronaca e la letteratura si sono sbizzarrite. Tempo fa un marito inglese geloso per vendetta ha messo in vendita la moglie su eBay: riteneva che la consorte avesse una relazione extraconiugale.
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