Si celebra anche il 12 giugno ’45 associazioni partigiane in rivolta
Si tratti di dispute ideologiche oppure di interpretazioni storiche, fatto sta che riesplode la polemica sulle “liberazioni” di Trieste. E ciò oltre un mese prima del 26 ottobre 2014 allorché si celebreranno i 60 anni del ritorno della città all’Italia. La mozione presentata da Franco Bandelli e Alessia Rosolen di Un’Altra Trieste, approvata a luglio a grande maggioranza dal Consiglio comunale e che chiede anche «l’intitolazione di una via cittadina o l’apposizione di una targa che commemori la fine dell’occupazione jugoslava il 12 giugno 1945 e la fine della seconda guerra mondiale per Trieste» ha causato una forte levata di scudi da parte delle associazioni partigiane e in particolare di Anpi, Aned e Anppia oltre che degli Istituti per la storia del movimento di Liberazione di Udine e Pordenone (ma non di Trieste), dell’Istituto Saranz e del Centro di ricerca e documentazione storica e sociale di Gradisca. «Non riusciamo a comprendere - affermano in una lettera inviata a sindaco, giunta e presidente del Consiglio comunale - l’inserimento nelle celebrazioni per il 1954 di una data, peraltro antecendente, come quella del 12 giugno 1945, indicata impropriamente come la fine del conflitto: è risaputo che la guerra, con la resa completa delle truppe naziste e dei collaboratori fascisti, ebbe termine nella provincia di Trieste tra il 29 aprile e il 3 maggio 1945, con insurrezioni partigiane locali e l’arrivo di truppe jugoslave e inglesi, due eserciti tra loro alleati». Secondo queste associazioni partigiane e centri di ricerca «la celebrazione ufficiale del 12 giugno va contro tutte le meritorie iniziative che hanno portato a incontrarsi a Trieste e in regione i presidenti delle Repubbliche di Italia, Slovenia e Croazia».
«Per quanto riguarda il 12 giugno - replica il sindaco Roberto Cosolini - la mozione non fa che ripetere quanto già deciso in un atto precedente che assegna un valore fondamentale nella storia della città al 12 giugno 1945 e si concretizzerà con la collocazione di una targa. Ciò perché ritengo sia sentimento comune in città ritenere che in quei quaranta giorni tra maggio e giugno 1945 siano successe anche cose terribili che con la Liberazione non hanno nulla a che fare». Un’opinione che non trova concorde il presidente del Consiglio comunale, Iztok Furlanic (Federazione della sinistra). «Questa lettera delle associazioni partigiane mi soddisfa pienamente e spero che in qualche modo il sindaco la prenda in considerazione - afferma Furlanic - anche se vedo che questa amministrazione triestina di centrosinistra è su posizioni storico-politiche ben diverse anche ad esempio della giunta Honsell a Udine. Del resto a quella mozione l’unico voto contrario è stato il mio (mentre si sono astenuti Truglio e Cimolino del Pd e Gerin di Sel, ndr.)». Ora spetterà a Furlanic convocare il Consiglio straordinario, altro punto della mozione, mentre il sindaco annuncia che, così come richiesto, la giunta ha dato il via libera alla cittadinanza onoraria all’Ottavo Bersaglieri che per primo entrò in città nel ’54, con una delibera che però deve passare in Consiglio. «Sulla strada della pacificazione questa giunta non ha da imparare nulla da alcuno - conclude il sindaco - per la prima volta il Comune di Trieste è stato oratore ufficiale alla cerimonia per i Martiri di Basovizza, mentre abbiamo preso l’impegno di dare riconoscimento e dignità al monumento per i fucilati di Opicina all’interno del Poligono. Quanto alle associazione partigiane sono pronto a incontrarle anche per altre richieste come quella, fatta anche nella lettera, di una targa a Opicina in memoria dei Caduti nella battaglia svoltasi tra il 29 aprile e il 3 maggio contro i nazifascisti».
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