«Sì a misure che scoraggino i malviventi»
Tra le poche voci fuori dal coro, sul tema delle armi ai vigili, c’è quella di Bruno Vesnaver, presidente Fipe: «Perché mai un vigile urbano non dovrebbe essere armato? Meglio prevenire, perché quando un malvivente vede una persona armata, ci pensa due volte a compiere un certo tipo di azioni. È vero anche che la nostra città è ancora vivibile, ma in certe zone, dove ci sono assembramenti di ubriachi, potrebbe accadere il peggio». Favorevole anche annota il maggiore Roberto Enneri, presidente degli ufficiali triestini in congedo. «Io sono per l’armamento a patto però che i vigili siano istruiti seriamente dal punto di vista teorico e pratico. Non vorrei che si desse loro una pistola pensando poi all'addestramento in un secondo momento. Bisognerebbe prima fare un'indagine e dotare comunque i vigili di armi italiane». «L'armamento non è un tabù se l'arma è governata da persone non instabili e istruite, che sono una garanzia di base - commenta Enrico Sbriglia, ex assessore e direttore del Conereo -. Si salta comunque un fosso: dire sì alle pistole significa decretare che anche Trieste ha a che fare con forti problematicità». (b.m.)
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