Show di Karadzic all’Aja «Io sono innocente»
BELGRADO. Sono lontani i tempi della latitanza, quando si nascondeva a Belgrado dietro una folta barba bianca e il falso nome di Dragan Dabic, spacciandosi per “guru” della medicina naturale. Radovan Karadzic, ex presidente della Republika Srpska alla sbarra davanti al Tribunale penale per l’ex Jugoslavia, è tornato ieri a vestire i panni del leader politico. Un leader visibilmente orgoglioso delle proprie passate gesta. Dopo i due anni spesi dall’accusa per definire imputazioni e ascoltare testimonianze contro l’imputato, è toccato ieri allo stesso Karadzic iniziare a difendersi in prima persona dalle accuse di genocidio e crimini di guerra. Accuse che non sembrano averlo toccato. «Sono uno psichiatra, un letterato, invece di trovarmi alla sbarra dovrei essere premiato per tutte le cose buone che ho fatto. Ho tentato tutto ciò che era umanamente possibile per evitare la guerra», ha esordito Karadzic. «Ho sempre cercato la pace», «applicato misure umanitarie» durante il conflitto, deciso «atti di pietà per ridurre le sofferenze dei civili», «fermato il nostro esercito quando era vicino alla vittoria», ha subito aggiunto. «Non avevo niente contro musulmani e croati. E sono diventato un sarajevese per scelta, ero amico dei sarajevesi. «Senza distinzioni» su base etnica.
E quando le “sue” bombe e granate cadevano sulla città stretta d’assedio, gli ordigni «ferivano anche me», ha assicurato. Ferite forse esacerbate dalla sua sensibilità di «poeta». «Chi mi conosce sa che non sono un autocrate o una persona aggressiva. Sono un moderato, tollerante, con grande capacità di capire gli altri», ha dichiarato l’imputato. Un imputato che, come da prassi, si è detto innocente e ha contrattaccato, cercando di addossare la responsabilità del conflitto ai musulmani di Bosnia. «Non sono stati i serbi a iniziare la guerra», ma sono stati obbligati a prendere le armi solo dopo «orribili massacri» compiuti dai musulmani prima dell’inizio del conflitto. L’estremo baluardo prima dell'esplosione della violenza interetnica sarebbe stato di fatto proprio lui, Karadzic, ertosi a difesa della Jugoslavia e della Bosnia unita, mentre Alija Izetbegovic tramava dietro le quinte. Sarebbe stato proprio Izetbegovic per primo «a suggerire di dividere la Bosnia e noi rimanemmo scioccati», perché «eravamo contro» quell’idea e «puntavamo alla regionalizzazione» del Paese e «a mantenere la Bosnia nella sua interezza dentro la Jugoslavia». «Dovrei essere processato solo per la mia stupidità sociale e politica», ha aggiunto. Leggi, stupidità per essersi fidato dei musulmani. E l’assedio di Sarajevo? Molti massacri furono organizzati ad arte «per demonizzare i serbi, per dare materiale ai media stranieri e speranza ai musulmani che la comunità internazionale sarebbe stata coinvolta nella guerra, schierata dalla loro parte», ha affermato.
Anche le due stragi del mercato di Markale, 100 morti, sarebbero state secondo l’accusato «vergognosamente orchestrate» dagli assediati «per provocare un’escalation» e costringere i serbi alla resa. L’idea era di «produrre uno show per il mondo», utilizzando perfino «manichini gettati sui camion», fatti passare per cadaveri, aumentando così il numero reale delle vittime. Karadzic ha poi rigettato anche l’accusa di aver affamato Sarajevo. «Non abbiamo mai tagliato acqua, gas o elettricità a Sarajevo», i musulmani «lo hanno fatto da soli» per foraggiare il mercato nero. In galleria, nel frattempo, sopravvissuti di Srebrenica e Sarajevo gridavano la loro ira e a volte lo schernivano, ascoltando la “versione di Karadzic”, ha raccontato via Twitter Rachel Irwin, giornalista dell’Institute for War and Peace Reporting. E gli 8mila sterminati a Srebrenica? Mai ricevuta «alcuna informazione su maltrattamenti a civili».
Altro che genocidio, «non c’erano indicazioni su assassinii» compiuti nell’enclave, ha chiosato l’imputato 67enne. Queste «verità diventeranno col tempo sempre più forti, le menzogne più deboli», ha infine concluso. Per convincere i giudici della sua innocenza, Karadzic avrà ancora a disposizione 300 ore per nuove arringhe e per gli interrogatori, da lui personalmente condotti, delle decine di testimoni chiamati in sua difesa.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo