Shingai riaccende i live al MielaTrieste: «La musica è un terreno comune»
«Daremo tutto sul palco: è quasi un anno che non suoniamo e non sappiamo se potremo farlo nei prossimi mesi, quindi essere lì sarà per noi una gran fortuna». Trieste, Bologna e Venezia sono le tre tappe di Shingai per presentare l'album "Too Bold", uscito lunedì. La cantante afro-londinese, alle spalle una carriera di successo nella band Noisettes, venerdì 16 ottobre alle 21 al teatro Miela recupera la data annullata in aprile. «Sono entusiasta di tornare, ero a Roma prima della pandemia per un'incredibile programma tv - dice Shingai, ricordando l'ospitata a Propaganda Live su La 7 -. Degli italiani mi piace il senso della famiglia e della socialità, il supporto all'arte (dalle mostre alla musica), il buon cibo e vino».
Shingai nella lingua shona (parlata nello Zimbabwe) significa una persona coraggiosa, audace e determinata. «E allora - continua - ho scelto il corrispettivo inglese "Bold" per il titolo del nuovo disco. Perché "Troppo coraggiosa"? Perché viviamo in un mondo in cui ci ripetono che siamo troppo qualcosa: troppo scura, intelligente, grande, giovane, vecchia, chiassosa, festaiola, e il mio messaggio è: non lasciare che nessuno metta dei limiti a ciò che sei, che inibisca le tue potenzialità eliminando le tue caratteristiche. Dobbiamo essere accettati e amati per quello che siamo. È la prima volta in cui i testi sono davvero personali, canto delle mie sofferenze, dell'amore e della sua perdita, della mia convinzione che le persone debbano essere più coraggiose nel fare fronte comune contro le disuguaglianze, il fascismo, le forze negative del passato: la musica ci offre un terreno comune, ci unisce. Spero che il mio disco faccia ridere, sorridere, forse piangere, danzare, pensare, conoscere gente».
La cantante inglese racconta di essere cresciuta con la musica che ha, come lei, le radici in Africa: «Per questo volevo celebrare le influenze africane nella musica pop, con orgoglio». La sua famiglia viene da una generazione che ha dovuto combattere per la libertà e l'indipendenza dal colonialismo: «Le persone che vivono in Zimbabwe, Malawi e tanti paesi del Sud Africa - spiega - negli anni '60 e '70 si sono trovate letteralmente su un campo di battaglia e la musica che ascoltavano le ispirava a combattere per ciò che è giusto. I miei mi hanno passato la musica di protesta di Fela Kuti, Miriam Makeba, Nina Simone, Joni Mitchell, Bob Marley, ma ho ascoltato anche il pop americano di Whitney Houston, Tina Turner e l'hip hop di Busta Rhymes o Tupac».
Shingai conta collaborazioni con star della musica come Paul McCartney, Annie Lennox, Mick Jones, Rza, Giorgio Moroder e della moda (a Milano ha sfilato per Louis Vuitton, Vogue le ha dedicato un ampio servizio). «Dal lockdown - conclude - ho imparato che quando l'imprevedibilità entra nella tua vita e perdi o rischi di perdere i tuoi cari, cominci a prendere molto più seriamente i tuoi valori e inizi ad ascoltare di più il prossimo, la tua comunità. Uno dei motivi per cui faccio musica è risollevare gli animi»
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