Sgonico e Monrupino, la scissione dei Pd

Il sindaco Sardoc, silurato alle regionali, straccia la tessera assieme ad altri sei amministratori dei due Comuni
Di Tiziana Carpinelli
PAOLO GIOVANNINI, TRIESTE 23-06-2009, Sgonico, insediamento giunta comunale.
PAOLO GIOVANNINI, TRIESTE 23-06-2009, Sgonico, insediamento giunta comunale.

SGONICO. Il primo fragoroso scossone si era avvertito l'altro giorno, con l'abbandono della segreteria del circolo di Sgonico del consigliere Aleks Milic. Ma il terremoto vero e proprio si è scatenato 24 ore dopo, con le dimissioni in massa dal Partito democratico. A sorpresa infatti sette tessere politiche, ieri, sono state mollate con sdegno sui tavoli di Sgonico e Monrupino. Il motivo? Contrarietà verso la dirigenza provinciale dei democrats, per il depennamento dalla lista delle candidature regionali del sindaco Mirko Sardoc, arrivato terzo alle consultazioni del 13 febbraio. E così sette amministratori del centrosinistra hanno deciso di sconfessare il proprio credo partitico, dando una prima risposta al consumato “tradimento” delle mini-primarie. Si tratta, oltre a Sardoc e Milic, del vice di Sgonico Rado Milic, dell'assessore Monika Hrovatin e del capogruppo Adriano Regent. A questi ultimi si sono affiancati il numero due di Monrupino Casimiro Cibi e Nadja Debenjak, assessore esterno e consigliere provinciale eletta sempre nel collegio di Sgonico-Monrupino.

Che qualcosa stesse scricchiolando, del resto, lo si era intuito già durante la campagna in vista delle consultazioni, caratterizzata da abbondanti sciabolate tra Sardoc e l'altro esponente della minoranza slovena in lizza, Stefano Ukmar, poi risultato vincitore col secondo posto. E sarà la difficoltà umana di accontentare tutti, fatto sta che ieri, per i democrats, si è scatenato l'inferno sull'altipiano. Con una nota congiunta delle 15.30 i sette, riunitisi martedì a Sales, hanno dato conto del gesto. Nel vertice “tutti i presenti hanno espresso perplessità e preoccupazione per le motivazioni adottate dalla direzione provinciale, che ha pensato di escludere il candidato proposto dal circolo, pur avendo egli ottenuto alle consultazioni degli iscritti il terzo posto su 12 candidati”.

“La direzione provinciale – così nella nota - ha ribadito quale unico motivo dell'esclusione il fatto che vi sia già un altro esponente della minoranza slovena. Così al termine della riunione a cui hanno partecipato numerosi iscritti abbiamo deciso che l'unica scelta per poi possibile fosse quella di dimetterci dal partito, con l'auspicio che gli organismi dirigenti svolgano una seria analisi, a partire dal rispetto delle regole nella procedura per la scelta dei candidati, e una verifica complessiva della situazione”. C'è stata “profonda riflessione” sui “principi che da sempre, quali cittadini e amministratori di quest'area plurilinguistica, abbiamo sostenuto con chiare scelte politiche a favore di integrazione e inclusione”.

“Tali scelte – si legge ancora - ci hanno fatto sostenere le azioni tese a consolidare, pur nel rispetto delle reciproche memorie, l'avvio di nuove possibilità di sviluppo del territorio, tanto segnato dal passato, ma oggi maturo per un futuro di respiro europeo”. In conclusione “noi crediamo che qui vi sia bisogno di questo clima” e perciò “non possiamo che trovarci d'accordo con Bersani, il quale ha voluto con forza indire le primarie, sì in un'ottica di rinnovamento, ma soprattutto per dar voce ai cittadini e farli partecipare alle scelte della futura classe dirigente”. Scelte che “purtroppo non sono state poi adottate a livello regionale e tanto meno dalla direzione provinciale”.

I sette restano “leali ai valori che fanno riferimento alle forze politiche del centrosinistra” ma non intendono “essere passivi testimoni di forzature di un ristretto gruppo dirigente che esclude, non condivide e non si confronta con i suoi possibili elettori”.

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