Sgombero a Idomeni: un esodo biblico
ZAGABRIA La Grecia inizia a svuotare Idomeni. Con l'invio dei primi 20 autobus di linea, venerdì pomeriggio, il governo di Atene ha dato il via all'evacuazione del campo profughi al confine con la Macedonia, dove si trovano attualmente - in condizioni drammatiche - tra le 12mila e le 15mila persone. La flotta di automezzi, che avrebbe potuto trasportare un migliaio di migranti, ha però potuto spostare soltanto 400 persone - riporta il quotidiano greco Ekathimerini - dato che i «rifugiati sono riluttanti a salire su dei veicoli di cui non conoscono la destinazione». Le persone che hanno accettato di salire sugli autobus messi a disposizione dalla polizia greca sono perlopiù «genitori con dei bambini al seguito, che non possono più sopportare le difficili condizioni» al campo, prosegue il giornale greco.
Interrogato dall'agenzia Afp, Janger Hassan, un Kurdo-Iracheno di 29 anni ha ad esempio confidato che «la situazione è troppo grave, tira vento da due giorni e a volte piove: i bambini si stanno ammalando e non abbiamo altra scelta che andarcene». Con moglie e due figli, Janger Hassan ha dunque accettato di lasciare Idomeni dopo un mese di vita al campo. La nuova destinazione immaginata per lui dal governo di Atene, sarà l'entroterra di Salonicco, ovvero i campi attrezzati di Katerini o Veria. Secondo la stampa greca, inoltre, l'evacuazione del campo profughi sarà intensificata da lunedì, come annunciato da Giorgos Kyritsis, il portavoce dell'agenzia di stato Somp che dalla capitale gestisce la crisi dei rifugiati. «Più di 2mila sistemazioni possono essere trovate immediatamente per le persone che si trovano a Idomeni, mentre da lunedì questo numero sarà raddoppiato», ha affermato Kyritsis a Ekathimerini, aggiungendo che «30mila posti supplementari saranno assicurati nelle prossime tre settimane».
Il trasferimento dei profughi da Idomeni alle nuove strutture avviene in coordinazione con l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unchr), assicurano le Ong impiegate al campo transfrontaliero, segno che la collaborazione con l'agenzia dell'Onu prosegue sulla terraferma greca, nonostante il ritiro dei funzionari internazionali dai centri situati sulle isole, considerati dalle Nazioni Unite (ma anche da Medici senza Frontiere e Save the Children) dei "campi di prigionia". Mentre al confine greco-macedone, dunque, le autorità di Atene iniziano un graduale ricollocamento dei rifugiati, anche per evitare l'escalation di proteste verificatesi nei giorni scorsi (fino al blocco dell'autostrada Salonicco-Skopje), nell'Egeo gli arrivi dalla costa turca diminuiscono gradualmente.
Durante la giornata di giovedì non sono stati registrati sbarchi, mentre venerdì e sabato, il loro numero non ha superato le 200 unità, secondo le informazioni ufficiali pubblicate da Atene e riportate dai media locali. Nella giornata di sabato, infine, al confine greco-albanese un gruppo di sei rifugiati siriani è stato intercettato e respinto mentre tentava di entrare illegalmente in Albania.
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