Sgarbi: «Il Punto franco ha ibernato Porto Vecchio»

Secondo Cosolini, Maneschi ha atteso il permesso di costruire per vendere Serracchiani: «Serve una svolta» Razeto: «Basta bastoni tra le ruote»
Il primo settore del Porto Vecchio in concessione a Greensisam
Il primo settore del Porto Vecchio in concessione a Greensisam

«Mi dispiace per Trieste e per Maneschi. Temo che la sua rinuncia certifichi il fallimento di una grande idea e di un’importante operazione sebbene la riconversione del Porto Vecchio figuri tra le opere prioritarie del Ministero dei Beni culturali». Vittorio Sgarbi commenta così l’addio di Pierluigi Maneschi alla parte antica dello scalo triestino rivelando anche di aver effettuato, assieme all’architetto Barbara Fornasir e in accordo con l’ex direttore regionale dei Beni culturali Giangiacomo Martines, la progettazione delle coperture della viabilità interna dell’ipotetico Villaggio Greensisam.

La rinuncia di Maneschi segue il clamoroso abbandono da parte del concessionario globale, la Portocittà di Maltauro e de Eccher, e le sparute richieste di concessione che hanno caratterizzato l’ultimo bando pubblico dall’Autorità portuale. «Anche quest’ultimo addio lo presagivo - commenta Sgarbi - perché non si è saputo distinguere tra vincoli intelligenti e vincoli idioti. I vincoli intelligenti sono quelli di tutela architettonica, sui palazzi che avevo messo io e che hanno anche un valore simbolico: ne avevo parlato con lo stesso Maneschi e anche lui ne era convinto e soddisfatto che fossero mantenuti. Poi ci sono i vincoli capricciosi, quelli che si riferiscono al regime di Punto franco. Se proprio si voleva mantenere una parte di porto commerciale, ma forse non ci sono le condizioni nemmeno per quella, si poteva delimitarla e liberare tutto il resto. Non lo si è fatto ed è stata un’autentica scioccchezza. È prevalsa la miopia politica e culturale che ha probabilmente provocato il fallimento dell’intero progetto».

Telegrafico il commento della presidente della Regione Debora Serracchiani: «Il Porto vecchio ha visto finora troppe rinunce, ed è difficile possa trattarsi sempre di casi fortuiti. Sul futuro dell'area la Regione si è espressa in modo chiaro da tempo: occorre una svolta».

Secondo il sindaco Roberto Cosolini è sospetto l’annuncio dell’addio di Maneschi subito dopo l’ottenimento del permesso di costruire. «Con il permesso in tasca - sottolinea - l’operazione vendita risulta molto più fattibile e redditizia. È anche strano il pressing continuo degli ultimi mesi e il ringraziamento che mi ha fatto lo stesso Maneschi, anche se è indubbio che la sua attesa sia stata quasi interminabile.» Nell’ultimo periodo l’impasse è stata provocata dalla la procedura di compatibilità ambientale che alla fine la Regione ha giudicato non necessaria. «Sia chiaro però - specifica il sindaco - che qui non si è trattato ancora della contrapposizione tra le amministrazioni elettive e Marina Monassi. I sindaci, anche il mio predecessore, hanno sostenuto la natura privata della realizzazione, tutti i presidenti dell’Autorità portuale quella pubblica.» Se la situazione in generale del Porto Vecchio resta tragica non è altrettanto drammatica, a detta di Cosolini, quella di Greensisam. «Sembra chiaro - conclude il sindaco - che è da mesi che Maneschi sta cercando di vendere la società. Se effettivamente ha trovato l’acquirente, ora le opere potrebbero veramente partire.»

Il presidente di Confindustria Trieste Sergio Razeto, a proposito dei 13 anni di attesa di Maneschi, rileva come sul territorio «negli ultimi anni, troppo spesso vi sia stato un clima non particolarmente favorevole alle iniziative imprenditoriali. Un'atmosfera che non ha aiutato e che non aiuta chi, giorno dopo giorno, continua a credere nel futuro della città, sia decidendo di mantenere qui le proprie attività, combattendo al fianco dei propri dipendenti, sia scegliendo queste zone per nuovi investimenti e insediamenti».

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