Sgarbi gioca l’asso: «Rilancio la mostra di Trieste portandoci Buffon»

TRIESTE Non attirerà al Salone degli incanti le folle che richiama allo stadio, ma il suo colpo di reni potrebbe aiutare a risollevare le sorti delle “Stanze segrete di Vittorio Sgarbi”. Il portiere della Juventus e della nazionale, Gigi Buffon, sarà "quasi certamente" a Trieste il 20 agosto per visitare la mostra, che fino a questo momento non è riuscita a toccare i 10mila visitatori in oltre tre mesi, provocando le ire del critico d’arte nei confronti del Comune di Trieste.
Dopo lo sfogo via social network (vedi articolo a fianco), Sgarbi fa il mago e tira fuori dal cilindro il finale ad effetto per promuovere la sua mostra. Che c’entra Buffon con Guercino e Sbisà? «Gigi è un grande patito di opere d’arte e un collezionista – sottolinea Sgarbi – oltre che un grande amico: al 95% verrà a visitare la mostra perché è curioso di vedere e di capire. Non possiamo certo cambiare i risultati di questi mesi, ma Buffon è molto amato e ci aiuterà a chiudere con 15-16mila presenze».
Prende dunque una piega imprevista l’attacco sgarbiano al sindaco Roberto Dipiazza e all’assessore Giorgio Rossi, considerati colpevoli di aver snobbato l’esposizione, non investendo le risorse necessarie in pubblicità. Il critico torna sull’argomento: «Mi dicono che avrei dovuto fare io la promozione, ma non posso diventare autoreferenziale e maniacale. Ho fatto due video su internet e ottenuto articoli su Corriere e altri quotidiani. Dov’era invece la pubblicità su radio e giornali? E perché nemmeno un manifesto in nessuna città italiana? Perché non si è fatto un accordo con Farinetti per scontare l’ingresso a chi mangiava da Eataly? ».

Le scarse visite non gli vanno giù: «A Osimo ci sono state 42mila presenze, in un piccolo paese e col terremoto in mezzo». Sgarbi non nasconde che le ruggini con l’amministrazione risalgano al post campagna elettorale, quando un suo discorso a favore del candidato Dipiazza si trasformò in un boomerang, fra critiche alla scelta di sposarsi e consueto repertorio di battute sui “culattoni”. «Hanno cominciato ad avere una preoccupazione nei miei confronti», spiega Sgarbi, ricordando inoltre che «con Dipiazza e Rossi ci eravamo accordati per la mia nomina a Commissario per le arti: hanno tuttavia preferito evitare l’incarico diretto e continuare con il concorso che ha scelto poi una funzionaria prossima alla pensione. Un po’ per sbadataggine, un po’ perché per loro ero diventato una grana».
Non particolarmente soddisfatto dell’esito dell’esposizione è anche Paolo Tamai, proprietario dell’azienda Orti di Venezia, che ha donato 25mila euro per il restauro di sei quadri del museo Sartorio, affiancati poi a 25 opere di Sgarbi per un’esposizione collaterale a quella principale. «Non hanno nemmeno stampato il catalogo che avevo preparato», sibila Sgarbi. E Tamai dice a sua volta di «aver più volte espresso perplessità per il fatto che in città non si sapesse niente della mostra: sono un po’ deluso, ma l’assessore Rossi ha fatto il possibile e i problemi sono evidentemente burocratici», chiude diplomaticamente l’imprenditore.
Sulla vicenda interviene anche l’opposizione in Consiglio comunale. Giovanni Barbo (Pd) risponde alla tesi di Rossi, secondo cui l’assenza di promozione deriva dalla scarsa attenzione dell’amministrazione Cosolini. «La giunta non perde l’occasione – afferma Barbo – per scaricare le responsabilità: erano state annunciate in pompa magna “grandi mostre” e i risultati ora sono sotto gli occhi di tutti. Dopo aver fatto una scelta discutibile, il Comune non si è nemmeno speso per sostenere e promuovere un evento che, rispetto alle mostre precedenti, nulla lascerà in eredità quando chiuderanno i battenti».
Per Paolo Menis (M5S), «quella di Sgarbi è una finta indignazione: era chiaro fin dall’inizio che questa iniziativa era solamente una ricompensa che Dipiazza dava al critico per aver partecipato alla sua campagna elettorale. L’iniziativa purtroppo peserà sulle tasche dei triestini».
Menis ritiene che Sgarbi dica «alcune cose condivisibili, ovvero che è mancata la volontà e la capacità di promuovere la mostra. Scandaloso poi - conclude il capogruppo pentastellato - spendere 20mila euro per il rinfresco inaugurale».
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