Sgarbi al vetriolo su colleghi e politici davanti al vescovo

«Onorevole o professore? Come vuole che la chiami?». Inizia così il dialogo, semiserio, tra il vescovo Giampaolo Crepaldi e l’ospite d’onore Vittorio Sgarbi al primo degli “Incontri con l’autore”...
Lasorte Trieste 28/08/12 - Revoltella, Cattedra di S.Giusto, Vittorio Sgarbi
Lasorte Trieste 28/08/12 - Revoltella, Cattedra di S.Giusto, Vittorio Sgarbi

«Onorevole o professore? Come vuole che la chiami?». Inizia così il dialogo, semiserio, tra il vescovo Giampaolo Crepaldi e l’ospite d’onore Vittorio Sgarbi al primo degli “Incontri con l’autore” organizzati dalla Cattedra di San Giusto in collaborazione con il Museo Revoltella e il Club della Repubblica. «Preferisco che mi chiami onorevole», risponde il fondatore del partito della Rivoluzione, nell’auditorium del Revoltella gremito di pubblico, soprattutto femminile. Sì perché, continua Sgarbi, «non voglio essere paragonato ai professori universitari, che sono tutti dei c......., come i ministri che ci ritroviamo ora al governo», il riferimento va soprattutto al ministro della Cultura Ornaghi, che per il critico d’arte non esiste. E poi giù ancora a puntare il dito, con la solita lingua tagliente che lo contraddistingue, sparando a zero sulla «totalmente perdibile Biennale dell’architettura di Venezia, dove lo Stato ha speso 5 milioni di euro per far incontrare a cena un gruppo di architetti». A proposito di architetti e di curia, finisce nel mirino di Sgarbi - a Trieste per presentare il suo ultimo libro “Piene di grazia – i volti della donna nell’arte”, ma che per scaldare la platea ha inveito con battute al vetriolo su colleghi e politici – ovviamente «quel comunista di Massimiliano Fuksas che a Foligno ha fatto quel “cesso” di chiesa che fa proprio schifo», e tutta la platea a ridere compresi il vicario per la Cultura Ettore Malnati e il vescovo. Tra Crepaldi e Sgarbi c’è poi un’antica conoscenza come ha raccontato il vescovo: «Quando ero vice parroco a Crispino, e Sgarbi non era famoso, venne a visitare la chiesa e la canonica con la madre, questo non dico accadesse prima del diluvio universale, ma nessuno dei due è più giovanissimo. Di lui mi colpirono, e ne rimasi sbalordito, le sue capacità di analisi e interpretazione di alcuni dipinti presenti. Oggi che siamo diventati famosi tutti e due ci siamo incontrati qui a Trieste». A restare colpito dal vescovo pure Sgarbi che spiega come anche la chiesa fa politica, intesa nel suo senso più alto: «Prima che Di Pietro distruggesse la politica in Italia esisteva la Democrazia cristiana che come la chiesa, la cui condizione naturale è la vita pubblica, era un partito serio, assieme a quello socialista e ai repubblicani. Adesso invece o si sta con Berlusconi o si è contro di lui. Io comunque sono un cattolico praticato più che praticante».

Ivana Gherbaz

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