Sfuma l’intesa sullo shopping domenicale in Fvg

TRIESTE. Il Consiglio regionale ha deciso di rimandare a data da destinarsi il tema spinoso delle chiusure domenicali. La legge sul commercio va in aula oggi senza alcun emendamento in merito. La questione è accantonata. Forse, stando alle previsioni del Pd, verrà ripresa in autunno in un più ampio intervento di regolamentazione del terziario. Oggi, però, manca l’accordo tra le forze politiche. Mancava prima e manca anche dopo i faccia a faccia in commissione e nei gruppi di lavoro a stretto giro. La giunta, che aveva passato la palla al Consiglio, per il momento non prende posizione, ma non si esclude un intervento dell’assessore Sergio Bolzonello durante la seduta di oggi. Nell’attesa a tuonare sono le opposizioni. Lega Nord e Forza Italia. E anche Confcommercio lascia intendere un certo fastidio per il temporeggiamento di piazza Oberdan. «Ci dobbiamo accontentare di quello che c’è scritto nella norma, meglio che niente», commenta il presidente regionale Alberto Marchiori.
Il testo, dunque, approda all’esame così come partorito dall’esecutivo, con l’obbligo per i negozi di fermarsi nove giornate l’anno. Sono le festività di “precetto”: 1 gennaio, Pasqua, lunedì dell'Angelo, 25 aprile, 1 maggio, 2 giugno, 15 agosto, 25 e 26 dicembre. La novità, che sarà introdotta con un emendamento della giunta, riguarda le deroghe: possibili per le località turistiche, ma solo previa autorizzazione della Regione. Non un automatismo, dunque. Alessio Gratton (Sel), presidente della seconda commissione, conferma: «Non penso proprio che riusciremo a intervenire sulle domeniche. Il tema sarà affrontato più avanti perché il tavolo di lavoro non è riuscito ancora a trovare una convergenza». Una scelta strategica, a sentire la maggioranza, anche per verificare gli effetti delle chiusure festive sul governo nazionale che ha competenza diretta in materia.
Il rischio di una bocciatura netta della norma regionale, è chiaro a tutti, è dietro l’angolo. Bolzonello ne è consapevole. E pure il Pd. «Sulle nove festività andiamo avanti - osserva Renata Bagatin - ma sulle domeniche manca un’intesa, mentre ci servirebbe una trasversalità per avere voce in capitolo a livello nazionale. Con la legge della giunta siamo consci di aprire un fronte con lo Stato visto che la norma potrebbe essere impugnata. Speriamo di no, ma il tentativo servirà anche a sensibilizzare il Parlamento a intervenire su una questione che da tempo giace in Parlamento. Intanto facciamo un passo alla volta e spostiamo il tema delle domeniche all’autunno quando ci sarà occasione per farlo».
Il centrodestra, convinto di trovarsi davanti a un clamoroso dietrofront della maggioranza, va a nozze. «La decisione di non affrontare adesso il problema delle domeniche certifica che siamo davanti a un provvedimento debole, timido e inutile» ragiona la leghista Barbara Zilli. «Vogliono votare una norma che sarà certamente respinta, questo denota l’incapacità di preparare un provvedimento organico che davvero sia capace di intervenire nel settore. È questo il modo per Bolzonello di esercitare le proprie prerogative di assessore al Commercio? Tra l’altro - fa sapere Zilli - è proprio di questi giorni una sentenza del Tar di Rovereto. La sentenza conferma, ancora una volta, che solo lo Stato ha competenze nel settore. La Lega è molto sensibile all’argomento perché ritiene giusto il rispetto del risposo nelle festività e durante le domeniche. È una battaglia importante che però non si può affrontare con mezze misure». D’accordo il capogruppo forzista Riccardo Riccardi: «Una norma spot che tenta di affermare un principio ma che corre il pericolo di una bocciatura da parte del governo. Questo ci troveremo a votare. È questa dunque la scelta coraggiosa della giunta regionale per normare il commercio?». L’unica novità, a quanto pare, è attesa dall’emendamento da 1,5 milioni di euro per sistemare la spiaggia di Grado colpita dalla mareggiata nei giorni scorsi.
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