Sfratto dal terrapieno, scacco al Tar Il club del gommone batte l’Authority

L’associazione di diportisti ha messo a segno il primo punto nella lunga battaglia legale per la questione della sede in Porto Vecchio. Ma sulla vicenda pende un altro ricorso

Club del gommone uno, Autorità portuale zero. È solo il primo tempo della sfida, ma per il momento l'associazione dei diportisti mette a segno un punto nella battaglia legale che la vede opposta all'Authority per la questione della sede in Porto Vecchio. Il Tar, infatti, ha dato ragione ai gommonauti accogliendo il ricorso presentato contro un provvedimento del 22 novembre 2011 – ora annullato -, che li invitava a riconsegnare le aree oggetto di concessione. Se entro 10 giorni da quella data non si fosse accolto l'invito, sarebbe intervenuta la Capitaneria di porto con le sanzioni previste dall'occupazione abusiva. In realtà pende al Tar un altro ricorso, più “pesante” perchè contesta – come spiega Giorgio Franco, presidente del Club del Gommone – il principio secondo il quale è stata data in concessione a Portocittà (Maltauro, Rizzani De Eccher e Sinloc) anche un'area che, secondo l'associazione, non doveva rientrare nel documento. Oggi il presidente non ha voglia di parlare, se non per spiegare che la vittoria al Tar è stata ottenuta sulla base di una comunicazione che c'era ma che l'Authority diceva di non avere. Ma le dichiarazioni rilasciate qualche mese fa non lasciavano spazio a grandi interpretazioni: «C’è già stato – aveva detto Franco - uno scambio di lettere fra noi e l’Autorità portuale. Restiamo sulle nostre posizioni, ovvero riteniamo di essere stati oggetto di un’operazione tesa a far apparire certe cose come non sono, con lo scopo di mettere le mani anche sulla parte del terrapieno in cui non sono previsti insediamenti immobiliari».

Il riferimento, al centro del ricorso ancora in piedi, è a presunte incongruenze tra la mappa del Piano regolatore portuale e quella della variante di cui l’Autorità portuale sostiene l’esistenza, ma che l'associazione riferisce di non aver trovato. In sostanza l'Authority, nel 2010, ha intimato ai diportisti di lasciare parte delle aree perchè rientranti in zona B del nuovo Piano regolatore e destinate ad accogliere attività ricettive. La concessione poteva venir rinnovata solo per le aree ricadenti in zona A, caratterizzata da attività diportistiche a carattere sportivo. Il Club del gommone ha chiesto prima un rinnovo integrale e poi uno limitatamente alle aree di zona A, sempre in attesa che il Tar decidesse sul ricorso “principale”, ma l'Authority ha invece risposto con un provvedimento di riconsegna dell'intera area. Secondo i giudici amministrativi, invece, la richiesta presentata dal Club del Gommone «(...) è di chiarissima lettura, perché si afferma che la domanda di concessione viene reiterata “limitatamente alla zona A di mq 2312”. La mancata prestazione di acquiescenza e la riserva del diritto di fare ricorso contro il precedente diniego di rinnovo della concessione “integrale” non può giustificare alcuna ritorsione della pubblica amministrazione e sicuramente non vale ad oscurare il chiaro ed univoco intendimento di fare una domanda di rinnovo parziale, che per quanto chiaramente non ritenuta interamente satisfattiva da parte ricorrente è stata comunque presentata e non si presta ad alcun fraintendimento». Sempre secondo il Tar, l'Authority «(...)immotivatamente nega di aver ricevuto una domanda che invece ha agli atti». Per questi motivi il ricorso è stato accolto, annullando il provvedimento del Porto, condannato anche al pagamento della spese di giudizio.

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